Charles Levine ed Eli Golstein sono due deejays di Boston che, insieme, si fanno chiamare Soul Clap. Iniziati alla Musica Dance dell’era Disco anni “’70 da uno storico deejay di Boston, dichiarano di essere diventati deejay perchè amano ballare. Il loro percorso è ormai completo : hanno imparato la storia della Musica Dance, hanno giocato a lungo mischiando dischi nel garage, hanno familiarizzato con tutti i possibili giochetti elettronici programmabili e non, hanno fatto ballare un sacco di gente in giro per il mondo esibendosi dal vivo, hanno realizzato numerosi remixes pubblicati su EP e mixtapes ed oggi hanno tanta, tanta esperienza.
Mancava un loro disco, un disco vero, completo, di inediti e, dopo averlo a lungo rimandato, a loro dire, perchè sempre in giro, hanno realizzato anche questo. Non era necessario ma, sempre a quanto dichiarano, era naturale.
“EFUNK”, ovvero ‘Everybody’s Freaky Under Natures Kingdom’, non è ne mai diventerà una pietra miliare di nessun genere. Non vuole esserlo. Non è un lavoro dai testi impegnati o dalla Musica ricercata o innovativa e non è un disco per deejays e per il dancefloor ma è, come gli autori stessi lo definiscono, qualcosa da ascoltare al liceo quando non si va a scuola e si preferisce invece stare in relax con amici o corteggiare ragazze.
La loro Musica non è fatta con “campioni” di suoni ma piuttosto di “ri-edizioni” di suoni noti provenienti dalla Disco 70/80.
Quasi tutti i brani hanno una collaborazione, qualcuna nota, qualcuna a valore aggiunto, qualcuna inutile.
Se il disco lo si approccia dalla traccia numero 6, “Let’s Groove On”, sicuramente si rimarrà delusi da tutto il resto. E’ un electro-funk bello carico con una linea di basso tipica e durante l’ascolto risulta impossibile mantenere il controllo completo di tutti gli arti : qualcuno si muoverà anche non volendo.
Anche “Clapping Song”, al numero 8, non favorisce l’immobilità e qui le “ri-edizioni” sono molte di più e molto più evidenti. Qui tutto è molto più “ruffiano”. Troppo.
“The Alzeby Inn” è ancora una buona combinazione di vecchi suoni ripescati e rinfrescati.
Sicuramente farà ballare allo sfinimento intere scolaresche di giovani studenti americani durante la pausa primaverile ma difficilmente i nostri deejays/autori riusciranno a farla ballare ai sofisticati adulti frequentatori delle matinèe sui terrazzi di New York City o agli edotti ed esigenti habituè delle isole Spagnole.
Il resto è mediamente inutile, ripetitivo e riempitivo.
Pessima, pessima, pessima è “Need Your Lovin”, banale e scontata rivisitazione di “Everybody’s Got to Learn Sometime” dei Korgis che più che ripescata andrebbe trattata e sotterrata come rifiuto speciale.
Un “funkettaro” duro e puro inorridirà non appena il suo udito verrà malamente colpito da questa atmosfera anni “’80 con quel beat elettronico e il basso synth, si incazzerà quando sentirà la “sua” Musica maneggiata e manipolata da giovani deejay senza quasi nulla di suonato e sudato, proverà un forte senso di angoscia di fronte alla sterilità di un suono pulitissimo e lontanissimo da tutta la sporcizia, il lerciume e la zozzeria del funk nero, quello vero.
Ma tant’è, poichè “Efunk” non è e non vuole essere un disco da avere. Era, per gli autori, un disco da fare.
2. Take It Slow
3. The Alezby Inn
4.Let It Go
5. When the Soul Claps
6. Let’s Groove On
7.Ecstasy
8.The Clapping Song
9.Trouble Trouble Trouble
10.Walk With a Clap
11.Need Your Lovin
12.Islands In Space, Pt. 1
13.Islands In Space, Pt. 2