Genietto e sregolatezza, Dent May. Sarà quell’espressione furbetta, da ex teenager mago del pc, o forse gli occhiali tondi alla Harry Potter, ma ha proprio l’aria di uno che la sa più lunga degli altri. La sua musica, una pazza successione di note in cui malinconia e gioia vanno a braccetto unite come non mai, gli somiglia un po’. Da qualche anno ha un following che definire di culto è ormai riduttivo, sia che tessa un’appassionata lode dell’ukulele (come nel 2009) sia che si cimenti con la più varia strumentazione.
Anche se nato in un momento di grande depressione, questo nuovo “Do Things” potrebbe essere la storia del sogno a occhi aperti di ogni adolescente mai cresciuto. Quelli che ancora immaginano di farsi prestare soldi da amici e parenti (“Rent Money”) per poi darsi alla pazza gioia, finendo immancabilmente con l’incontrare l’anima gemella (lo strambo romanticismo di “Tell Her” e “Don’t Wait Too Long”) e sposarla con tutti gli annessi e connessi del caso (“Parents”). Quelli sicuri di riuscire a mettere la testa a posto in modo molto più intelligente dei genitori, salvo poi scoprire di aver sbagliato tutto o quasi e perdere ogni entusiasmo e forza vitale.
Un’ipotesi da cui Dent May vorrebbe fuggire a gambe levate, costi quel che costi, a suon di “good vibrations” e la vita è breve, quindi fai quel che vuoi ma bada a non rovinartela. Musicalmente “Find It” ricorda una surf music educata se a farla fossero i primi MGMT, “Do Things” è pop confidenziale scritto tra quattro mura, “Home Groan” gioca con il reggae più languido (con saluti e sentiti ringraziamenti a Boy George). “Best Friend” e “Fun” (con trenta secondi fischiettati che neanche “Walk Like An Egyptian”) invece fondono easy listening e psichedelia in un indie pop che sa di estate e divertimento mentre “Wedding Day”, ovvero l’inno alla damigella d’onore un po’ sfigata, è un tripudio di falsetti, synth, chitarrine jangle e leggerezza estrema che profuma di anni ottanta riveduti e corretti per piacere al pubblico del nuovo millennio.
Se a farlo fosse un altro artista, tutto suonerebbe banale e anche un po’ prevedibile. Mr. May però ci mette del suo rivestendo ogni orecchiabile traccia di un’ironia mista a ingenuità (come se ci credesse veramente, ma non del tutto) che può piacere o meno (i gusti alla fine sono sempre gusti) ma lo fa spiccare in mezzo alla variegata ciurma di emuli e colleghi, garantendogli la sufficienza.
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2. Fun
3. Tell Her
4. Best Friend
5. Don’t Wait Too Long
6. Wedding Day
7. Parents
8. Find It
9. Do Things
10. Home Groan
Ascolta “Best Friend”