Sembra di viaggiare indietro nel tempo ascoltando “Primitive Blast”, secondo disco dei californiani The Shrine (Josh Landau chitarra e voce, Court Murphy al basso, Jeff Murray alla batteria). Indietro fino all’epoca dei Black Flag capelloni e metallari quando, ormai in procinto di abbandonare i panni di eroi hardcore, si esaltavano sentendo Black Sabbath e Dio. I tre di Venice in più ci mettono tanta faccia tosta punk e un pizzico del sound selvaggio di nuova generazione, tipo gli Airbourne di “Too Much Too Young Too Fast” ma ancora più sporchi e cattivi come non mai, giusto per insaporire il tutto.
Questi skater scatenati sembrano proprio decisi a piazzare un bullone con il proprio nome sopra sul solido e lungo ponte che collega rock e metal (“Zipper Tripper”, “Wasted Prayer”) senza farsi mancare qualche sincero ammiccamento agli anni settanta (“Whistlings Of Death”, “Run The Night”) e il classico inno headbanger (“Primitive Blast”). Di certo però sanno anche essere romantici il giusto con la furiosamente sgangherata “Louise”, dove si intravedono i sanguinanti resti di un cuore infranto, e divertirsi un sacco a suon di “Freak Fighter” e della tesissima “Deep River (Livin’ To Die)”. E se le conseguenze sono devastanti, no problem: arriva “Drinking Man” (che inizia come una ballatona in pieno stile Gun N Roses vecchia maniera, poi accelera bruscamente), sonoro lamento di chi ha passato troppe notti in bianco, magari un filo stanco ma di sicuro senza neppure un rimpianto e sempre in grado di picchiare molto duro.
Non c’è dubbio che i The Shrine abbiano ascoltato la combinazione “Heaven And Hell” – “My War”- “Slip It In” (insieme a una discreta dose di thrash metal) per un bel po’ di tempo e a tutto volume, e il fatto che siano riusciti a contagiare con la loro carica Chuck Dukowski, che li ha presi sotto la sua ala protettrice, è un ulteriore indice della loro qualità musicale. Cosa li salva però dall’essere solo un’altra pedina del solito revival pseudo-nostalgico? Forse niente, tranne quell’entusiasmo genuino e coinvolgente che spinge i musicisti ad appropriarsi del passato riadattandolo alle proprie esigenze, senza porsi troppi problemi. E se il risultato sono riff martellanti come questi in fondo va bene anche così.
2. Whistlings of Death
3. Freak Fighter
4. Run the Night
5. Primitive Blast
6. Louise
7. Wasted Prayer
8. Drinking Man
9. Deep River (Livin’ to Die)