Incredibile ma vero, “Irrintzi” è il primo album solista di Xabier Iriondo. Il re Mida dell’underground italiano, musicista dalla discografia sterminata quasi quanto il proprio talento lucido e visionario, aveva sempre legato il proprio nome a sigle più o meno partecipate e messo mano a decine di lavori altrui. Oggi, dopo aver rivitalizzato gli Afterhours ha deciso di esporsi personalmente e ricevere i meritati applausi.
Eccoci dunque all’ascolto del canto di gioia e rivoluzione (irrintzi è infatti il grido di gioia della popolazione basca ma pure il nome scelto da una falange armata del movimento indipendentista di quei luoghi meravigliosi e spietati) di un grande artista, che esce soltanto in doppio vinile grazie allo sforzo di ben sei etichette che vale la pena elencare: Brigadisco, Long Song Records, Paintvox, Phonometak, Santeria e Wallace Records. Questo perchè un lavoro come “Irrintzi” va oltre la musica, pure ottima, che contiene raggiungendo lo status di opera d’arte artigianale, oggetto da custodire con orgoglio; summa di una carriera formata da rielaborazioni di brani di Motorhead, Battisti, Currà e Lennon da una parte e pezzi sperimentali dall’altra a mostrarci entrambe le facce della luna dell’ispirazione di Iriondo
Un esercito di amici illustri partecipa a questo viaggio: membri di Afterhours (ispiratissimo Agnelli su “Cold Turkey” di Lennon) e OvO, Area e Starfuckers, oltre alle scoperte del magistrale sax di Gianni Mimmo e di un musicista splendido come Gaizka Sarrasola, capace di cimentarsi con il folk e la musica d’avanguardia. Quaranta minuti nel vulcano, disco enorme.