Tornare sulla scena con un nuovo disco a solo un anno di distanza dal successo ottenuto grazie all’album di debutto può essere visto, di questi tempi, come una trovata paraculistica: cavalcare, finchè ce n’è, l’onda favorevole.
A primo impatto pare proprio essere questo il caso dei Vaccines e del loro “Come of Age” successore del trionfale “What Did You Expect from the Vaccines” che era riuscito, oltre a entusiasmare e sorprendere pubblico e critica, a generare pochissime voci fuori dal coro. Se i quattro di Londra saranno riusciti a confermarsi e a mantenere intatta quella loro esplosività , che difficilmente si spingeva oltre i tre minuti ma che riusciva a scuotere il pubblico, è la domanda che viene da porsi.
E la risposta? Beh, se il debutto convinceva in tutto e per tutto il suo seguito lascia qualche punto interrogativo in più.
A differenza del predecessore in “Come of Age” la prima cosa che balza alle orecchie è quanto il tutto appaia più dilatato: a partire da un suono meno grezzo e diretto ma maggiormente lavorato e rifinito fino ad arrivare al fatto che gran parte dei pezzi osano spingersi oltre la soglia dei tre minuti (in “What Did You”….” succedeva solo in tre occasioni, qui in ben nove).
Entrando nel dettaglio i brani che più convincono restano quelli che poco e niente si discostano dalla formula punk-rock che rimanda ai fortunati pezzi dell’esordio (le varie “Norgaard”, “Wreckin’ Bar” e “If You Wanna”) tra cui la traccia d’apertura “No Hope”, il singolo “Teenage Icon” (dal ritornello contagioso), la spigolosità delle chitarre di “Bad Moon” e la pomposa “Ghost Town”.
Gli interrogativi sopra citati sorgono invece quando i quattro sembrano voler tirare il freno. E’ il caso del western di “I Always Knew”, della ballata(?) “All In Vein” in cui fanno la comparsa le prime chitarre acustiche (bocciamo in toto, o quasi, l’ep uscito qualche settimana fa completamente acustico dal titolo “Please, Please Do Not Disturb”) o gli ammiccamenti noise di “Aftershave Ocean”. Merita un apprezzamento, rimandendo in tema di ballate, la romantica traccia di chiusura “Lonely World”.
“Come of Age” è un disco che riesce a sorprendere (che sia positivamente o no è difficile da sentenziare), che è capace di farti dire “cazzo che figo”, ma allo stesso tempo ti fa storcere il naso, che insomma ti lascia perplesso e quasi incapace di giudicare..noi sulla fiducia una sufficienza gliela strappiamo..ma la prossima volta che sia chiaro, rimandati a settembre.
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2. I Always Knew
3. Teenage Icon
4. All In Vain
5. Ghost Town
6. Aftershave Ocean
7. Weirdo
8. Bad Mood
9. Change Of Heart pt.2.
10. I Wish I Was A Girl
11. Lonely World