Nel panorama legato al post-rock, con molto probabilità i Mono sono stati tra i rappresentanti più importanti negli ultimi dieci anni. In parte perchè non appartengono alla scuola britannica o americana, riuscendo ad imprimere nel loro sound un sapore nipponico. In parte perchè hanno realizzato dischi importanti come “You Are There” oppure “Palmless Prayer / Mass Murder Refrain” (assieme a World’s End Girlfriend), senza tralasciare il precedente disco “Hymn to the Immortal Wind”, capace di suscitare forti emozioni al semplice primo ascolto. In parte perchè il loro post-rock esula da qualsiasi moda, cambiando pelle nello scorrere degli anni. E se i Balmorhea sperimentano nelle loro atmosfere acustiche, i65daysofstatic viaggiano verso mondi elettronici, i Mono sembrano lasciare le distorsioni sempre più da parte, per farsi avvolgere completamente dall’orchestra. In “Holy Ground: NYC Live with the Wordless Music Orchestra” abbiamo un esempio perfetto di come si è trasformato l’impatto sonoro dei Mono. Una pioggia di suoni distorti ed un tornado di archi, che aumentano l’impatto emotivo rendendolo catartico. Questo aspetto, viene riproposto anche in questo ultimo lavoro con la rinnovata collaborazione con la The Holy Ground Orchestra che fa sentire in modo impetuoso la proprio presenza.
La forza dei Mono risiede in questo esplodere dai ritmi, nel suo scorrere lento per poi illuminare tutto ciò che circonda.
Ecco, tutto questo percorso lo ritroverete in questo nuovo capitolo intitolato “For My Parents”. Perchè la trasformazione del suono ora più che mai, è sempre meno rock per essere più classico. L’atmosfera malinconica imperversa per tutto il disco, come un marchio di fabbrica. Nei suoi 5 brani, si è immersi in una sorta di colonna sonora, di un film che non abbiamo visto. O che magari può essere la vita di tutti giorni. Nella sua tracklist, “For My Parents”, fa emergere il suo aspetto mesto partendo da “Legend” e giungendo alla rabbiosa “Unseen Harbor”. Ma nel suo pezzo conclusivo “A Quiet To Place (Together We Go)” che emerge una sorta di speranza. Sembra di assistere allo specchio fedele del Giappone del dopo-Fukushima. Dopo tanto dolore, i giapponesi sapevano che bisognava andare avanti. Che non occorreva rivolgersi al passato, ma bensì guardare al futuro. “For My Parents” oltre ad essere una chiara dedica ai genitori dei componenti, probabilmente è anche una sorta di colonna sonora di ciò che hanno vissuto i giapponesi in questo ultimo anno.
Ci sono voluti molti ascolti per poter apprezzare pienamente questo disco. Purtroppo (ma questo è un giudizio estremamente personale) non ho trovato brani che mi hanno esaltato come “Everlasting Lights” o “Halcyon”. Ma nel suo insieme “For My Parents” rimane un disco che se vuole riesce a coinvolgerti, perchè le emozioni si sa, sono un concetto estremamente personale.