Armistead Burwell Smith IV (per amor di brevità Zach Smith) è un altro di quei musicisti iper prolifici, che non riescono e non amano stare con le mani in mano. Sempre protagonista di mille progetti più o meno paralleli, reunion ““ non reunion dei Three Mile Pilot compresa (a detta loro non si sono mai sciolti, erano semplicemente impegnati a fare altro), pare che non conosca il significato della parola fatica. E trova sempre tempo per dedicarsi ai suoi Pinback, creati insieme all’instancabile amicone Rob Crow ormai quattordici anni fa.
Una band che entra nell’adolescenza di gran carriera, mettendo sul piatto il quinto disco “Information Retrieved” e mantenendo sempre alta la qualità del suo indie rock a giri controllati: una ragnatela di suoni geometrici dal sapore notturno che non nasconde gli stretti ed evidenti legami di parentela col math rock, anzi ne va orgogliosa. Lo si può verificare nella precisione estrema, quasi da metronomo, di “Proceed To Memory” e “Glide”, nell’arrangiamento complesso ed evocativo di “True North”, negli stop n go di “Drawstring” e “Sherman”, nell’eclettica batteria (molto anni ottanta) di “His Phase”. Certo, non è musica che fa provare le emozioni travolgenti evocate dai cuginetti-cuginastri Black Heart Procession quella dei Pinback, però a suo modo coinvolge eccome. E’ classe e non freddezza quella che fa capolino nelle canzoni e nei versi di Smith e Crow, nelle tastiere di “Diminished”, nel bel basso (marca Alembic, à§a va sans dire) di “A Request”. Difficile poi non sorridere, ascoltando i coretti stile Mike Mills dell’uptempo “Denslow, You Idiot!” e non sospirare al ritmo di una “Sediment” da lacrimuccia, che musicalmente ricorda quella “Loro” finita nella colonna sonora di “Elizabethtown” dopo aver abbellito l’album d’esordio “This Is A Pinback CD”, un gioiellino targato vecchio millennio che ormai ha acquisito l’ambito status di usato garantito.
Una bella conferma insomma questa impresa numero cinque, vicina alle atmosfere intime di “Summer In Abandon”. Non si è lasciato distrarre troppo dal primo disco dei Pilot in più di dieci anni, il buon Zach Smith, e neppure dalla carriera solista in cui si cimenta ogni tanto, nascosto dietro il moniker Systems Officer. Il progetto avviato nel 1998 con l’allora compagno di stanza Rob per lui resta sempre una priorità , da trattare con l’attenzione e la dedizione che merita.