A questo punto della sua carriera Paul Banks avrebbe dovuto assumersi ben altre responsabilità . Dotato di un timbro esoterico che ne capitano al massimo un paio ogni generazione, di un songwriting innervato di preoccupazioni letterarie (Thomas Mann e Vladimir Nabokov i suoi autori preferiti, non esattamente gli scrittori più lineari sulla piazza) e di un carisma che lasciava presagire un destino diverso rischiando di fare di lui un nuovo Michael Stipe, Banks non lascia più alcun segno.
Dopo la parentesi di “‘Julian Plenti”…is Scryscaper’, un disco non del tutto da biasimare che tuttavia non si è sporcato le mani con l’art-rock fino in fondo, il leader degli Interpol si riprende il nome e incide dieci tracce incolori ed esiziali.
A furia di annacquare l’esistenzialismo che contraddistingueva le sue prime composizioni”“ un tour de force di intensità minore lo chiama lui”“ Paul Banks ha smarrito una visione, e se “The Base” e “Over My Shoulder” sono abbastanza gentili e oneste da lasciarci immaginare quale disco avrebbe potuto fare da vecchio (da vecchio, non adesso), dove il suo crooning familiare è sempre consolatorio a dispetto della rabbia che ci causa il suo non essere più coraggioso (versi come You only hold me as the canyon holds the stream strappano davvero un sorriso di stanchezza) il resto è semplicemente fuori fuoco e privo di nerbo.
L’uomo che ha contribuito a scrivere il disco più bello della scorsa decade ha abbandonato l’abito talare”“ perchè questo erano i concerti della sua band, messe per soli iniziati”“ ed è oggi più esordiente di quanto sia mai stato. Irresponsabile, ma non nella maniera in cui ci interessa.
Forse il mistero della sua involuzione è davvero meno complicato di quanto ci piaccia pensare e Paul Banks non si sta trattenendo dallo scrivere bei dischi perchè dei bei dischi non ha più cognizione.
Gli ultimi lavori degli Interpol potevano ancora concedergli il beneficio del dubbio; in una band la responsabilità del disastro è sempre condivisa. Ma qui la perdita di grazia è totale e fa un po’ male, a dieci anni da quel disco, rendersi conto che “‘when he walks down the street he knows there’s no one watching’. Chi si è sbagliato, lui o noi?
Photo credit: Andy Witchger, CC BY 2.0 https://creativecommons.org/licenses/by/2.0, via Wikimedia Commons