Forse è anche colpa nostra se, nel voler creare sempre qualche etichetta per marchiare un presunto movimento musicale, diamo origine a dei falsi storici. La realtà dei fatti è che qualche anno fa sembrava che in Scandinavia, con riferimenti più marcati alla scena svedese, tutti fossero pronti a mettere sul piatto la propria fetta di sole, melodie irresistibili in formato famiglia (vedi gli I’m From Barcelona) e indiefolk tutto zucchero e felicità . Non sono sicuro di aver assistito alla nascita di un vero movimento musicale, ma so per certo che certe forzature poi ti mettono alle spalle al muro se ne fai parte, costringendoti per forza a cambiare registro se non vuoi risultare la pallida imitazione di te stesso. E’ quello che deve aver pensato Sarah Assbring col suo progetto El Perro Del Mar, partito proprio da quel tipo di approccio ed oggi approdato in lidi del tutto differenti.
Un cambiamento graduale, probabilmente dettato da esigenze personali e non di emancipazione da una determinata scena, che qui giunge al compimento completo. “Pale Fire” non ha niente delle sonorità degli esordi, evolvendo in un chillout pop sintetico tout court senza contaminazioni di alcun tipo. Quello che le dieci tracce in scaletta mettono in evidenza è una certa premura ad evolvere la propria arte in qualcosa di più freddo e distaccato, con quel pizzico di puzza sotto il naso che colloca l’album nel circuito dele produzioni da aperitivo. L’intero lavoro, che sembra creato “in vitro” e incapace di comunicare emozioni calde e pulsanti, è un gioco di specchi che a tratti sembra fine a se stesso.
Non manca una buona dose di classe e la sensazione forte è comunque quella di trovarci al punto esatto dove lei ci avrebbe voluto portare. Per cui, se da una parte si storce il naso nel constatare la riuscita piuttosto fredda della componente sonora, d’altro canto non possiamo che apprezzarne l’eleganza formale e la sicurezza con cui il tutto viene portato a compimento.
Credit Foto: Peter Modestij