Devo aver letto da qualche parte che la musica dei Mamavegas è perfetta per l’autunno. Io penso l’esatto contrario, cioè che l’autunno possa cristallizzarsi nel tempo al passaggio di queste note. In qualunque stagione ci troviamo possiamo infilarci nelle tasche di “Hymn For The Bad Things” e constatare la caducità delle nostre foglie. Possiamo bagnarci della brina del primo mattino e riscaldarci attorno ad un fuoco acceso, nell’attesa che i rami spogli ci raccontino qualche storia appassita dal tempo. Eppure l’ascolto non copre di facile malinconia; ci sono le chitarre, momenti più affilati e sintetici, ritmi sincopati. Scavando più a fondo viene a galla l’animo romantico di un lavoro che affronta temi universali quali l’amore, il successo e la bellezza mettendone in luce le difficolta nel gestirli nella quotidianità della vita.
Da qui tutti gli autunni possibili, di quelli che si affrontano da soli con se stessi alla luce tenue di un tiepido raggio di sole che illumina le fragilità e i dubbi. Strano viaggio quello di un album che deve molto all’indie rock di matrice USA dei primi Death Cab For Cutie o dei Pinback senza rinunciare alle carezze di momenti più intimi. Il cantato completamente in inglese (forse non si era capito ma sono italiani), rimanda agli ultimi Yuppie Flu e questo afflato internazionale sarà presto premiato con una distribuzione europea per mano della Rough Trade. Grande vanto per una band emergente suppur con un discreto background di esperienze dei sei musicisti coinvolti. Che sia autunno fuori o dentro di voi poco importa, i Mamavegas saranno la più bella condanna per i vostri pomeriggi di pioggia.
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2. Sooner or Later (Time)
3. Argonauts (People)
4. The Stool (Hope)
5. Solid Land (Nature)
6. Black Fire (Trust)
7. Tales from 1946 (Love)
8. Winter Sleep (Faith)
9. Self-Portrait In Four Colours (Happiness)
10. “…For The Bad Things (Hymn)
11. Our Love (Tales from Today)