Ital
Dream On

Daniel Martin McCormick, in arte Ital, è anche lui al bis. Dopo il debutto con “Hive Mind”, pubblicato questo Febbraio per la Planet Mu, ritorna agli onori della cronaca con “Dream On”, secondo album che idealmente chiude per lui un buon periodo che lo ha visto in costante ascesa come uno tra i più interessanti produttori dell’East Cost.

“Dream on” non si sposta di un millimetro rispetto al suo predecessore, di cui ne ricalca fedelmente la struttura ed al più ne diluisce la formula. “Hive Mind” si apriva con “Doesn’t Matter” che presentava un campione vocale di Lady Gaga balbettato all’infinito con i beat a seguirne l’andamento irregolare. “Despot” e “Boi” seguono il medesimo schema: beat sghembi montanti in loop e solo per il secondo brano l’aggiunta di un campionamento vocale. Le altre 4 tracce di “Dream On” sono l’esatta imitazione dei brani già  presentati da “Hive Mind”: “Eat Shit” e “Enrique” presentano divagazioni techno e darkwave alla Andy Stott mentre “What A Mess” ripropone ancora una volta le influenze ambient e trip-hop dei Port-Royal e Massive Attack. Se proprio vogliamo essere di manica larga, l’unica novità  di “Dream On” è l’ending track “Deep Cut” in cui, tra campionamenti di “world music” compaiono i synth spaziali che Lindstrom ha usato in “Six Cups of Rebel”.

Sappiamo come sono fatti i dj, non stanno mai fermi, hanno questa smania di mettere su piazza ogni loro creazione, senza troppo badare alle conseguenze di questo loro furore. Il risultato è che spesso e volentieri ci ritroviamo di fronte a pubblicazioni affrettate, approssimative e ““ nel migliore dei casi, come questo di Ital ““ noiosamente autoreferenziali. “Dream On” è in altre parole quello che Daniel Martin McCormick aveva già  ampiamente spiegato in “Hive Mind”. E modestamente nessuno sentiva la necessità  di avere ulteriori spiegazioni.