A questo punto della propria carriera Brian Eno può permettersi tutto, anche un progetto (parlare di album sarebbe limitante) come “Lux”.
Innanzitutto va tenuto conto del fatto che “Lux” è legato indissolubilmente a “Scape”, applicazione per iPad che l’ex Roxy Music ha curato insieme al compositore Peter Chilvers, che consente all’utente di scegliere colori e figure, mescolarle tra loro a piacimento fino a creare vera e propria ambient music. Il programma infatti elabora il suono dettato dagli accostamenti creati dall’utente, senza che questi abbia espresso alcuna istruzione in merito. Proseguendo sulla linea della musica generativa dettata da “Music for Airports” e “Discreet Music” oggi Eno intende: “vendere il processo a chiunque invece che il mio output di quel processo”, sì insomma che ognuno si crei il disco che vuole ascoltare e non se ne parli più.
“Lux” è uno dei compimenti possibili di tale processo, quello che Brian Eno ha inteso per la sonorizzazione dell’installazione “Music for the Great Gallery of the Palace of Venaria”, una composizione di 75 minuti suddivisa in quattro movimenti formati di tre sezioni ciascuno. Musica da riflessione, per rallentare e approfondire i pensieri resi tanto superficiali da una vita rumorosa e frenetica. Musica per chi sente il “bisogno di relax”, di quel tipo che somiglia tanto al dormiveglia del sabato pomeriggio, poco dopo “TV Talk” e prima di consumare una cena leggera. Musica per cinquantenni (abbondanti), o comunque per coloro che non vivono come violenta oppressione la calma, la dolcezza, il vago indugiare della mente.