Generalmente non sono uno che si lascia andare ad apprezzamenti particolarmente espliciti, e tra due ragazze sono attratto quasi sempre dalla meno carina. Ma caspita, quanto è bella Jessie Ware? Va di filato nella Beautiful Female Singers All-Star assieme, che so, ad una Katie Melua, ad una Fergie o (se vi piace il vintage) a Cindy Lauper, Nico o Deborah Harry dei Blondie.
Ok, la smetto. Parliamo del disco.

“Devotion” è l’esordio sulla lunga distanza di questa ventisettenne londinese, già  special guest per Sampha e SBTRKT. Un album che riesce a mettere d’accordo le varie anime della Ware: quella velatamente soul, quella che ammicca al indie-electronic-pop che tanto sta spopolando ultimamente, e soprattutto quella pop. Tutti i pezzi sono potenziali singoli, non per questo scadere in facilonerie da quattro soldi messe in piedi giusto per scalare le classifche.
Synth e tastiere come se piovesse allora, che si incastrano alla perfezione con ritmi timidamente danceable e, soprattutto, con la voce della Ware. Sinuosa ma ferma, calda ma eterea.

Quando ascolti “Running” pensi di aver lasciato accesa la tv su un’emittente che trasmette hit anni 80. Stesso discorso può farsi per “Sweet Talk” e “Still Love Me” (quest’ultima aggiornata con sincopi anni zero). Con “Wildest Moment” poi ti abbandoni alla malinconia, e anche se sa di già  sentito non fa niente, perchè avercene di singoli così in heavy rotation. Forse inutile aggiungere che la cara Jessie non canta di massimi sistemi ma del buon vecchio ammOre, ma in fondo non è questo il pop? E quello di Jessie Ware è gran pop.