Se è vero, come recita un vecchio adagio che nella mia famiglia ha assunto un rango di poco inferiore a quello del Vangelo, che non è forte chi non cade mai ma è forte chi cade e si rialza, allora Mark Everett dovrebbe esserne il perfetto modello. Un po’ come quelle figure che compaiono copiose su quegli odiosissimi link su Facebook con tanto di citazione-massima sulla vita. Non sarò certo io a snocciolarvi le vicissitudini di un uomo-ma-uomo-davvero, che sono narrate in un disco epocale quale “Electro-Shock Blues” e in un romanzo autobiografico già su questo sito recensito due anni fa, oltre che in diverse canzoni del repertorio complessivo di nove album.
Gli Eels giungono appunto alla doppia cifra, con questo “Wonderful Glorious” (disponibile anche con un disco bonus), e lo fanno a quasi tre anni di distanza dalla coppia “End Times”-” Tomorrow Morning”. Un’eternità insomma, considerati gli ultimi standard di Mark. Il quale, peraltro, si è goduto per bene l’attività live della sua band e in particolare il groove che si è scatenato sul palco. E di groove acidulo, aspro, arrugginito, qui ce n’è un bel po’. Si badi bene, quello degli Eels rimane sempre un pop-rock piuttosto lineare, e quindi aggettivi e avverbio come quelli di cui sopra vanno presi con le molle. Non ci si aspetti insomma travolgenti innovazioni rispetto al panorama odierno, al limite qualche escrudescenza e riff appiccicoso (forse la più riuscita di questo filone è “New Alphabet”, il cui concetto di inventare nuovi alfabeti quando il mondo sembra girare per il verso sbagliato ben si sposa col vecchio adagio di cui all’inizio). E se proprio vogliamo dirla tutta, dopo l’ultima iperproduzione qui un pizzico di mestiere ce lo si sente pure. Tuttavia, a ben vedere, l’aggettivo giusto per il pop-rock in questione è forse “sincero”, proprio come lo è il suo deus ex machina. “E” potrà cantare anche di apparenti banalità e affari della vita di tutti i giorni (come in “Accident Prone” o “Kinda Fuzzy”), o di donne amate/venerate (la ballatona “True Original”), o ancora piccole grandi difficoltà e situazioni in cui tutti prima o poi veniamo a trovarci (“On the Ropes”). Può porsi sbruffone, cazzone ma anche malinconico, apparentemente fintamente trasandato e al smielato. Ma è lui a farlo, e lui PUO’ farlo, alla fine, per la sua storia, non puoi non credergli.
Il meglio in “Wonderful Glorious” sta probabilmente quando i ritmi si fanno più pacati (le succitate “Accident Prone”e “True Original” ma soprattutto “The Turnabout”) : è lì che, colto in un frangente magari poco felice e particolarmente empatico col pezzo, vai inesorabilmente k.o. Inesorabilmente ma in buona compagnia: in compagnia del tuo sempre credibilissimo fratello maggiorE.
2. Kinda fuzzy
3.Accident prone
4. Peach blossom
5. On the rope
6. The turnaround
7. New alphabet
8. Stick together
9. True original
10. Open my present
11. You’re my friend
12. I am building a shrine
13. Wonderful, glorious