Tutt’altro che semplice affrontare l’ultima fatica dei toscani Baustelle: il gruppo, certamente uno dei più importanti nel panorama italiano da quasi tre lustri (il loro memorabile debutto risale esattamente al 2000), ha un notevole seguito di pubblica e numerosi detrattori, ma spesso la critica ha premiato i loro lavori dagli esordi indipendenti fino al contratto con una major nel 2005.
Il nuovo, ambizioso e monolitico, “Fantasma” appare fondamentalmente come l’approdo unico e necessario per la band di Montepulciano: dal loro arrivo in Warner è stata chiara la ricerca di un suono più universale per la propria musica, una ricerca che li ha portati prima alle chitarre e al groove di “Amen” (la coda out-dance di “Baudelaire” è insieme assurda e favolosa) e poi alla pulizia e levigatezza dell’irrisolto “I Mistici dell’Occidente”.
“Fantasma” è un’opera ovviamente ambiziosa ed enorme: più di settanta minuti di durata, ben diciannove pezzi (tredici canzoni e sei brevi commenti strumentali) e l’attenzione volta soprattutto alla tradizione musicale dello stivale (a metà strada tra Morricone e Sanremo), con una palese infatuazione per sonorità concertistiche e liriche (il disco è registrato insieme alla FilmHarmony Orchestra di Breslavia, composta da sessanta elementi, e con la preziosa collaborazione del polistrumentista Enrico Gabrielli, Mariposa e Calibro 35, che aveva già lavorato precedentemente con la stessa orchestra, durante il tour con Mike Patton).
Dopo una breve introduzione si parte subito prepotentemente con la meravigliosa canzone d’amore e nichilismo “Nessuno”; se “La Morte (Non Esiste Più)” è un singolo perfetto, il migliore e allo stesso tempo il più onesto e meno fuorviante dai tempi di “Love Affair” (2003), “Diorama” è il brano manifesto dell’intero lavoro: con la partecipazione misurata ed efficace dell’orchestra, il tema centrale dell’album, l’ineluttabile scorrere del tempo e le relative conseguenze, viene svelato tramite la sua antitesi, proprio quel diorama che affascina il narratore, che ne invidia l’immutabilità e la pace cristallizzata.
Il disco entra poi nel vivo, inanellando una serie incredibile di gemme: dalla sinfonica “Monumentale” a “Cristina” (capace di fondere perfettamente le chitarre all’orchestra, le tensioni del passato alle tematiche del presente), dalla magnifica fusione tra Morricone e De Andrè (altra grande influenza dichiarata da Bianconi) de “Il Futuro” agli Ardecore in vesti da classifica di “Conta l’Inverni”.
La chiusa, affidata alla limpida e pacificata “Radioattività “, ribadisce i temi principale, ma nella sua delicata partitura e nella voce di Rachele (dosata con parsimonia per il resto dell’album e dunque tanto attesa) mostra speranze per il futuro: accettare l’ineluttabilità delle stagioni non vuol dire abbandonarsi alla passività , bensì imparare da ogni momento trascorso e saperne fare tesoro
“Fantasma” è molto più che un semplice disco: è un’opera complessa e coerente, figlia delle incertezze dei nostri tempi. Ma i Baustelle hanno saputo sfidare le proprie capacità , ponendosi traguardi terribilmente ambiziosi e riuscendo addirittura a superarli, confezionando un’opera che resterà negli anni e saprà dimostrare continuatamente la propria importanza.
Credit: Press