è nata una nuova coppia, musicalmente parlando almeno: Adam Green and Binki Shapiro. Lui lo conosciamo. Un po’ perchè era la metà degli indimenticabili Moldy Peaches, un po’ per la sua carriera da solista che ci ha comunque regalato emozioni. Lei ha un nome forse meno noto, ma non per questo poco degno di attenzione: accompagnava Fabrizio Moretti (ex Strokes) e Rodrigo Amarante nei Little Joy, dei quali è stata la frontwoman. Lui viene da New York, lei da Los Angeles. Lui ha 32 anni, lei 27. Il loro incontro ha dato vita a un album omonimo. Il risultato? Circa trenta minuti di duetti originali, nei quali gli stili si mischiano dando vita a qualcosa di “nuovo”: il loro passato folk-pop si tinge di note romantiche e vintage. Chi si aspetta un album in stile “Adam Green” andrà incontro a qualcosa di più riflessivo: niente melodie concrete e burrascose ma piuttosto sensazioni tranquille, dolci, a volte eteree. Rimane però l’ironia di base e la voglia di sperimentare, questa volta in direzione del country folk anni sessanta. Arrangiamenti semplici e immediati, a tratti psichedelici e vintage, costruiscono melodie pop, canzoni d’amore, talvolta malincoliche e amare.
L’album si apre con “Here I Am”, primo singolo estratto. L’inizio corale e sommesso anticipa una melodia riflessiva. La voce protagonista è quella di lei, dolce e delicata, accompagnata nei cori e nel ritornello dal baritono di Adam. Il ritornello, sostenuto da tutti gli strumenti, fa venir voglia di volteggiare e ballare un valzer in salotto. La chitarra acustica da sola, quasi scherzosa e ironica, conclude il pezzo arpeggiando. Segue “Just To Make Me Feel Good”, un duetto canonico con botta e risposta tra i due e qualche ritornello insieme, con le seconde voci “tradizionali” in cui lei sale verso gli acuti e lui tiene i toni bassi. Sembra di vederli, giocare con gli sguardi e con gli equilibri, quasi in una scena di Grease, seppur con un altro genere musicale di sottofondo. Questo pezzo è quello che più di tutti fa trasparire la sintonia del duo. Accanto ai momenti di affiatamento, ci sono tracce cantate solo da Binki, in cui la voce di lui non compare nemmeno. La prima è “Casanova”, ballata da vinile anni ’60 da far girare a tutto volume per creare un’atmosfera d’altri tempi.
Il testo parla di amore, fa innamorare, l’approccio è malinconico. Idem per la bellissima “Don’t Ask For More” che con le sue sonorità retrò è sicuramente tra i pezzi migliori del disco. La voce femminile è sola anche in “If You Want Me To”, che dopo un arpeggio iniziale scorre lenta, arricchita da suoni simili ai rintocchi di campane che ne scandiscono il ritmo. In alcuni brani è invece la personalità di Adam a emergere, come “Pity Love”, duetto in stile folk in cui la sua voce dal timbro caldo e profondo domina la scena, e “I Never Found Out”, forse il pezzo che più ricorda i Moldy Peaches per il ritmo scandito e per essere una piccola parentesi elettrificata e movimentata nell’album, anche se il ritornello a due voci potrebbe risultare un po’ monotono.”Pleasantries” è la traccia più ritmata e vintage, dal giro di chitarra semplice e allegro che fa da sfondo a strofe a “lieto fine”, con trilli di flauto che si inseriscono tra il botta e risposta tra i due. Troviamo infine “What’s The Reward”, con cambi di ritmo e rallentamenti che distinguono i momenti in cui canta lui e quelli in cui canta lei, che rendono però il pezzo poco fluido, e “Nighttime Stopped Bleeding” ballata conclusiva, lenta, scandita, malinconica, da atmosfere far-west, quasi drammatica, con la voce di lei che arriva da lontano…