Whip Whetaker è un pilota di linea con un grave problema di alcolismo. Dopo una notte di bagordi con una sexy hostess il comandante si prepara ad affrontare l’ennesima tratta aerea, ma il volo che doveva essere una tranquilla corsa verso Orlando si trasforma in un incubo, l’aereo perde i comandi e comincia a precipitare. Il comandante è costretto ad una manovra d’emergenza spettacolare ed improbabile ma sorprendentemente efficace che gli permette di concludere un atterraggio di fortuna lontano dal centro abitato salvando novantasei persone a bordo perdendone solo sei. Eroe di stampa e pubblico Whitaker dovrà vedersela con le indagini interne della compagnia aerea che dovrà capire i motivi della sfiorata tragedia.
Perduto da un decennio oramai nei meandri della motion capture – tecnologia a cui ha contribuito ad affinare e fare evolvere – con la trilogia animata (“Polar Express”, “La leggenda di Beowulf” e “A christmas Carol”) Robert Zemeckis rinsavisce e finalmente torna al cinema classico, quello che ne ha decretato il successo presso il grande pubblico e pioggia di nomination agli oscar con pellicole oramai di culto come la trilogia di Ritorno al futuro, Forrest Gump, Chi ha incastrato Roger Rabbit? e “Cast Away” solo per citarne alcuni.
La storia del pilota eroe, perseguitato dai suoi demoni interiori è dominata dalla figura imponente di Denzel Washington, in una delle migliori interpretazioni di sempre, condita dalla nomination all’oscar per il ruolo, che dà corpo e anima ad un personaggio in conflitto con la propria natura alle prese con un lento e lungo cammino di accettazione e comprensione in una parabola introspettiva intensa e sofferta, che deraglia spesso e volentieri dai binari classici del genere, grazie all’ottima sceneggiatura del giovane John Gatins impreziosita dalle inquadrature ardite e a tratti sperimentali del mai domo Zemeckis che a sessantun’anni impartisce ancora lezioni di cinema, quello con la C maiuscola, ai giovani cineasti e cinefili. Inutile dire che tutto ruota attorno a Denzel Washington, ma anche i comprimari riescono a ritagliarsi ruoli piccoli ma convincenti, dalla bella e tossica Kelly Reilly, l’altero avvocato Don Cheadle e soprattutto uno strepitoso John Goodman che quando irrompe sulla scena oscura tutto e tutti.
La regia di Zemeckis è ambivalente da una parte la tensione catastrofica e spettacolare della prima parte, dall’altra l’intima, sofferta e ferma focalizzazione sulla discesa agli inferi del suo personaggio. Due ore di puro cinema, un volo cinematografico il suo quasi perfetto senza turbolenze, con alcune sequenze indimenticabili che diventeranno presto un cult.
Bentornato tra gli umani in carne ed ossa Robert, ci eri mancato, davvero.
“Flight” Il Trailer