Non ero mai stato al Tunnel, ed è decisamente un locale minuscolo; non so se mai l’avrei scelto per una band come gli Everything Everything che, per fisicità e per natura, ha bisogno di spazio.
Nonostante ciò, si sono trovati discretamente bene i quattro ragazzi di Manchester, che si scusano fin da subito per aver portato con sè la pioggia e il freddo caratteristico delle loro zone. Sono cinque in realtà sul palco, perchè oltre a voce (+ chitarra), chitarra (+ tastiere), basso e batteria, si mette in mostra anche un pazzo alle tastiere/sintetizzatore che dopo due canzoni è pezzato fradicio per metà della camicia. E’ l’unico che si sbatte, gli altri sono troppo inglesi, e devono occuparsi dei loro ciuffi penzolanti.
Un pubblico variegato, età media sui trent’anni, a causa di una forte presenza di 45enni sfegatati che sembrano saperne più di tutti: dominano i fan del primo album “Man alive”, e sono i pezzi di quest’ultimo i più cantati. Anche se c’è davvero poco da cantare. Sarà per i testi incomprensibili, sarà per i cambi di velocità non facilissimi da gestire, sarà perchè è difficile imitare la voce del cantante, fatto sta che, come al solito, ci si può attaccare soltanto ai vari “ooooh-oh-ohh” che non sembrano tuttavia essere caratteristica dominante nelle melodie degli E.E.
Una scaletta decisamente azzeccata, dopotutto, che tocca il suo apice in “Duet” per la prima parte, “Cough Cough” prima della pausa e “Don’t try” in chiusura. Il problema è che chi suona non si diverte: non uno straccio di assolo, contatto col pubblico che si limita a “Thank you” dopo ogni brano e struttura di fondo delle canzoni davvero debole. Si può ammettere una cosa soltanto su questa band e più diffusamente sul genere che ultimamente sta ricevendo un discreto seguito (prog-pop? art ““rock?): a livello di tempo, di metrica, di cambi di velocità , sono dei mostri. Il batterista, per esempio, alias Mirko Vucinic, si distingue per la naturalezza con cui si destreggia tra le continue variazioni che questi pezzi esigono”…siamo lontani dalla genialità del prog, cari miei, però se c’è qualcosa che si può apprezzare, facciamolo.
Gli Everything Everything sono un gruppo compatto, quasi come una squadra di calcio a 5: facce da esordienti in FA Cup e cappottini british come è giusto che sia: Tutt’altro che indie, Tutt’altro che storia.
Setlist
UNDROWNED
KEMOSABE
TORSO OF THE WEEK
FEET FOR HANDS
FINAL FORM
DUET
ARMOURLAND
SCHOOLIN’
PHOTOSHOP HANDSOME
THE PEAKS
SUFRAGETTE SUFRAGETTE
COUGH COUGH
— Encore —
MY KZ, UR BF
CHOICE MOUNTAIN
RADIANT
DON’T TRY
Photo Credit: Drew de F Fawkes, CC BY 2.0, via Wikimedia Commons