Sembra veramente ieri quando ci trovavamo su queste stesse pagine a leggere la recensione al loro album di debutto, quel “Cavalli” che con i suoi trenta minuti schietti di musica c’aveva fatto tornare degli ingenui e spensierati adolescenti rintanati nelle nostre camerette a canticchiare contagiosi ritornelli. Oggi, a due anni di distanza, con qualche capello bianco in più e con qualche posto di lavoro in meno siamo qui a parlare di “Hybris” secondo disco in studio dei perugini Fast Animals Slow Kids.
Il tempo passa per tutti, anche per Aimone, Alessandro, Alessio e Jacopo che nel corso di questi due anni si sono ‘sbattuti’ per portare il loro album di debutto in giro per lo stivale, per festival e locali dall’inconfondibile retrogusto di ‘sudore’ ascelloso. E in tutto questo i quattro hanno trovato anche il tempo per rinchiudersi nella casa vacanze della famiglia Romizi e buttare giù nuove idee. Il risultato sono le 11 tracce che vanno a comporre “Hybris”, album completamente auto-prodotto in cui i FASK danno prova di aver raggiunto una ‘definitiva’ crescita (o meglio sarebbe chiamarla maturità ) sia dal punto di vista lirico che di quello compositivo.
Il suono si fa più massiccio, meno frivolo e quello che a primo impatto si fa notare è una maggiore cura dei dettagli. L’intro di “Un Pasto al Giorno” è la dimostrazione di quanto appena detto: un’atmosfera dilatata ed eterea scandita dal suono quasi sacro di un organo e di un sottile arpeggio di chitarra sarebbe stata inimmaginabile in “Cavalli”. Presto il clima di quiete viene tuttavia spazzato via dall’entrata decisa della chitarra di Alessandro e dalla voce ‘incazzata’ di Aimone che riporta i FASK negli standard a cui eravamo abituati. Rimane la voglia di far ‘casino’, ma la testa dei quattro sembra ora più fissa sulle spalle. I testi vedono mettere da parte la componente ‘spassosa’ che li caratterizzava nel precedente disco per far spazio ad una scrittura maggiormente introspettiva (“Combattere per l’Incertezza” su tutte) e alla continua ricerca di risposte (“Dove Sei”). I sing-along di “Dammi Più Tempo” e di “Calce” al pari del suono rabbioso e graffiante di pezzi come “A Cosa Ci Serve” e “Treno” riescono invece nel difficile compito di far respirare l’energia e la carica che caratterizza i live dei quattro baldi umbri.
“Hybris” rappresenta quindi un’ottima prova di maturità e di originalità artistica che da qualche tempo non riuscivamo ad intravedere in gruppi nostrani. Le obiezioni e le critiche possono pure lasciare spazio a complimenti e sviolinate di ogni tipo, e se permettete ad una curiosità : chissà che anche nelle teste di Aimone&co. non stiano cominciando a farsi largo i primi capelli bianchi..