Forse si sono chiesti: che succede o che potrebbe accadere se parliamo dell’incapacità di interpretare il mondo e tutte le sue valvole di sfogo viscerali senza un amore cui rendere conto se non per il mero tornaconto dell’atto meccanico della copulazione? Certo che la complicanza ora si fa audace, ma Simon Petrovich e la pazzoide Akiko Matsuura, in due la somma matematica dei Comanechi, sebbene l’interrogativo messo in moto, con “You Owe Me Nothing But Love” cercano di dargli un significato, ma la loro è una generazione evaporata, sconfitta da un sogno commuovente che disillude con torpore e di conseguenza dare quel significato è più che una utopia maldestra.
Canaglie ben note della scena indipendente Londinese tornano a piede libero con un boiler rovente di noise, punk, hardcore ed isterismi mistici spiazzanti ed oscuri, dodici deliri ben organizzati, enfatici, che danno prova di una dentatura ben fornita, un “vacuum” rabbioso da crisi di nervi; un disco che manifesta due cose ovvero, il manifestare una potenzialità magnetica da affabulatori del rock e quella devastazione da Ussari tratteggiata nello sfogo già passato e ora stemperato di certe L7 “Patsy”, “Major move” più in la Babes In Toyland “Love is the cure”, “Dream of dream” e più su ancora l’afflato ansioso di Kazu Makino “Out of mind”, un benemerito palleggio di stili e timbri che portano l’ascolto di questo secondo lavoro degli inglesi alla spettacolarità di un’ossessione più che tormentata.
Torbido come una chiavica a cielo aperto, fragoroso al pari di un aneurisma venoso, l’insieme di questa tracklist è una trasfigurazione amplificata che ha anche i suoi momenti sedati, irriconoscibili come nel caso della ballata fumante “Into the air” ma da non fidarsi perchè è solo un espediente per catapultarvi nella siderurgia di “Death threat” su cui la Matsuura si svena di urli e rimbombi satanisti.
Non avete coraggio di metterci la testa dentro? Datevi una possibilità , tagliatevela prima!
Photo: Bandcamp