Due anni fa il loro carattere stilistico aveva fatto smussare l’interesse – dapprima ostico nei loro confronti – di una buona parte dell’opinione (musicale) underground internazionale, era piaciuto il loro sghembo e trasognato modus operandi come ricetta sonora “a spirale” per palati sfiziati all’astruso, in quel ginepraio di accordi e contro-accordi che tratteggiavano un funk strapazzato fino al collo, propagato a centrifuga tra art-rock, jazz-punky e un intero mix contaminato che sarebbe piaciuto alla buon’anima di Zappa o a Captain Beefheart se fossero ancora in vita, ma che in vita a letteralmente estasiato Les Claypool dei Primus, totalmente preso in botta.
Gli Hot Head Show ““ il cui fronte man è nientemeno che Jordan Copeland (rampollo di Stewart Copeland), imprescindibilmente di chi si sia innamorato del loro “passo” portano avanti il secondo step discografico “Perfect” ben oltre le palizzate della contaminazione dada, suggestionano come in un frullatore impazzito una elaborazione psichedelica quanto “malata” dove tutto suona tutto ed il suono è tutto di suono, praticamente anarchia amplificata che se da una parte fa gioire alla creatività piena, dall’altra confonde e fa venire mal di testa cronici, si salva solo che è stato svezzato con il latte acidognolo delle intemperie appunto Zappiane, il che è tutto un dire di plusvalore, altrochè!
Contorsionismi, ipotenuse sgangherate, quadrophonie sbilenche e tratteggi free-jazz sono le postazioni mentali di questo fulminante (fulminato?) trio che in una manciata di minuti fa provare un giro del mood in ottanta nano-secondi, una diabolica perseveranza attitudinale a sbracare ogni forma canzone in un “tecnicamente atmosfera” che rapisce e diventa amante sodale per chiunque odia lo stare in riga, in fila composta nella realtà delle cose; dunque funkadelica al quadrato, la tribalità vocale della titletrack, lo ska da fiatone “Bang now”, la botta live che “Some money” distribuisce a go-go, il focus trip-hop che si infuoca ed esplode “Bangfish” o quel merlettino acustico folk che odora di fieno appena tagliato “Little Kitty”, sono alcuni dettagli di questo coma vigile che a fine corsa ““ dopo tante smorfie dubbiose ““ si va di corsa a ri(spararcelo) negli orecchi oramai a “rota persa”.
2. Bethany
3. Bang Now
4. Hallo Doctor
5. Bodie Doesn’t Take It Sitting Down
6. Sorne Money
7. Little Kitty
8. Fingers
9. Bangfish
10. Unbearable Lightness Of Bang