Se per caso ricordate Paul Allen dei The Heads che tutti paragonavano ““ ad obtorto collo ““ come una copia inglese dei desertici e americani Kyuss, non tribolerete molto a identificarlo sotto le “sembianze psicotiche” di Anthroprophh, il moniker in cui l’artista ritorna sul luogo del delitto primario e ritira fuori la sua viscerale bramosia per tutto quello che è rock tedesco, tutta quella imbattibilità  psicotropa sempre al confine tra psichedelica, progressive e sperimentazioni robotiche, un “sac a’ poche” ghiotto di Amon Duul, Can e Ash Ra Tempel che deborda e unta la circonferenza dei sei brani proposti in questo lavoro omonimo.

Chiaro scuri e timbri dell’altro mondo si rincorrono nell’ossessione irruenta ““ ma non sempre ““ di un pathos drogato, LSD e Metedrina spacciate per intese musicali, accenni cosmici e vie lattee ancora da scoprire fanno il fiato grosso per un ascolto allucinato e instabile, e la forma canzone si va a far friggere a discapito di un’emozionante tour da e per qualche galassia aliena; disco bizzarro e di confine, una sensazione globale di alticcio che però da i suoi momenti sostenuti e a loro modo senza peso come la suite psich-folk che imbelletta “Discretion shot” o la pastorale marziana dai mille eco-scandagli “Ende”, tutto quello che gravita intorno (mai parola fu mai più azzeccata e anche perchè si gravita davvero), è un continuo contrasto tra Terra e un lassù in qualche parte, una trasformazione sensoriale che spancia bene se la si sa prendere.

Un trippettino non male se si amano certe soluzioni per scappare di testa senza ricorrere a sostanze illecite, sintonizzatevi sulle onde alfa di “Hermit” o nelle tensioni oscure di “Entropy” e vi troverete a dire da soli “Telefono Casa”.

Anthroprophh
[ Rocket Recordings – 2013]
Similar Artist: Durante e dopo un febbrone allucinante
Rating:
1. Hermit
2. Discretion shot
3. Precession
4. Ende
5. Entropy
6. We