Tra gli shock musicali più grossi della mia vita ci fu l’acquisto di “Spirit Of Eden” dei Talk Talk: un flusso unico di emozioni virate in musica, gli strumenti che se ad un primo ascolto sembravano aderire all’estetica del free convogliavano decisi verso scenari ben delineati: l’Eden era lì e lo potevi palpare con mano.
Perchè questo incipit? Perchè “Field Of Reeds”, terzo disco dei These New Puritans rappresenta in un certo senso la stessa evoluzione che i Talk Talk ebbero all’epoca, lo stesso approdo finale ma calato nei nostri tempi e nelle tonalità che il quartetto inglese ha fatto conoscere sia con il debutto “Beat Pyramid” che con il seguito Hidden.
Scordatevi qualsiasi riferimento “pop”. Field Of Reeds, questo il titolo, è il frutto ragionato di un pensiero espresso da Jack Barnett (voce dei These New Puritans) poco tempo fa all’NME: Odio la musica pop. Molta gente ascolta musica brutta quindi non capisco perchè dovrei fare qualcosa per loro.
Quello che esce fuori è un evoluzione dalla matrice post-post punk di “Hidden”: dai This Heat che si scontrano con il ventunesimo secolo approdiamo a lidi cari a Steve Reich o in generale a una certa tendenza della musica classica contemporanea. Non ha senso neppure parlare di questa o quella canzone: “Field of Reeds” è un flusso unico, e l’ascoltatore avrà molta difficoltà ad andare ad “opzionare” sull’I-Pod l’orecchiabile “Fragment Two” o l’infestata “Dream” o la nenia della title track. Una volta che ci sei dentro difficilmente ne esci con facilità da queste nove tracce. Scomodiamo di nuovo i Talk Talk, ma anche il David Sylvian di Secrets of the Beehive (i fiati di sottofondo che si incrociano con il pianoforte, la batteria che ogni tanto fa da giusto contraltare al tutto. La voce della cantante di fado portoghese Elisa Rodrigues è l’innesto giusto al momento giusto, la produzione è impeccabile.