I’m longing for my youth,
You were lively then, too
(Waxahatchee- Lively)
“Cerulean Salt”, secondo album di Waxahatchee (all’anagrafe Katie Crutchfield) dopo l’ottimo “American Weekend”, è uscito a marzo negli Stati Uniti per la Don Giovanni Records. Colpevole ritardo per la data di release europea ufficiale, visto che per goderselo il vecchio continente ha dovuto aspettare luglio e l’interessamento della Wichita Records. Meno male perchè, se non fosse stato per loro (e per i mai così preziosi streaming della NPR), avremmo rischiato di perdere per strada uno dei dischi più interessanti dell’anno.
“Cerulean Salt” è un affare tra sorelle (la gemella di Katie, Allison, fa capolino in “Blue part II” e le due si divertono a fare estemporanei duetti come è successo recentemente per “Oblivion”, cover di Grimes), fidanzati (la dolce metà di Waxahatchee, Keith Spencer, suona la batteria in otto pezzi) e futuri cognati (Kyle Gilbride, ragazzo di Allison, nelle vesti di produttore) intimo e minimalista, dove bastano le parole, i respiri e poco altro a illuminare la strada. Un disco confidenziale e onesto fino alle lacrime, che sussurra segreti bui e arrabbiati, tristi e sconsolati ma riesce ad essere incredibilmente confortante e perfino allegro in “Coast To Coast” e “Lips And Limbs”. Tredici brani che cercano di ricucire brandelli di adolescenze passate, ordinarie ma non per questo poco pericolose, come se la ventiquattrenne Katie avesse deciso di aprire un album di vecchie foto e mostrarle in giro senza vergogna. Teenagers come quelli di “Brother Bryan”, che fumano aspettando il futuro fino a quando le tasche non sono vuote, provando a superare piccoli grandi rimpianti come avviene in “Tangled Envisioning”. Storie desiderate, sognate, amori che finiscono, altri che iniziano tra mille dubbi e che succede se poi va tutto male e ci si lascia, andando ognuno per la propria strada? “I’ll keep having dreams about loveless marriage and regret” sibila Katie in “Swan Dive”, l’unica risposta che riesce a dare e a darsi. Potrebbe essere una cantautrice dal cuore spezzato alla Torres, Waxahatchee, piena di malinconia per ciò che poteva essere e non è stato, se non fosse per quelle radici saldamente punk che ha ereditato dalle sue precedenti esperienze musicali (i The Ackleys e i P.S. Eliot) che si intuiscono nelle chitarre taglienti di “Hollow Bedroom”, “Misery Over Dispute”, “Waiting”. E alla fine Katie–Waxahatchee finisce per assomigliare alla prima PJ Harvey, capace come lei di mettere a nudo le proprie emozioni senza fingere o recitare una parte.
Ascoltando “Cerulean Salt” si capisce perchè Tegan And Sara abbiano voluto al loro fianco Katie, nel recente tour europeo. Forse si sono un po’ riviste in questa ragazza tanto fragile e così forte allo stesso tempo, che sale sul palco con un filo di nostalgia al collo come fossero perle (ma giusto un filo), armata di molto coraggio e di altrettante paure.