Cantautrice dalla voce profonda e sofferta, con un suono tra classicismo e indie-sound, Thalia Zedek ha vissuto da protagonista alcune delle vicende più interessanti del rock indipendente americano degli ultimi trent’anni, dai lontani esordi con band semi sconosciute come Dangerous Birds, Uzi e Live Skull, fino all’esperienza solista dell’ultimo decennio.
Torna alla ribalta con questo disco, il quinto a suo nome, in cui gli ingredienti classici ci sono tutti: codici rock elettroacustici con riferimenti che spaziano dagli anni “’70 ai “’90 e influenze che toccano tanto Neil Young quanto Patti Smith.
“Via” è stato scritto in due sessioni, nel corso di ben quattro anni. La prima serie di canzoni è stata scritta durante il periodo del tour fatto da Thalia dopo l’uscita di “Liars and Prayers”, con il batterista storico dei Come Daniel Coughlin. Dopo la partenza di quest’ultimo la Zadek ha reclutato il batterista dei Son Volt Dave Bryson, e con David Michael Curry alla viola (collaboratore e membro di moltissime formazioni di primordine), e il pianista Mel Lederman, sotto la produzione di Andrew Schneider, hanno elaborato questi nove pezzi.
Le canzoni sono “classiche” nel loro genere, ma belle. Parlano di emozioni e sentimenti forti, amori perduti e rimpianti, momenti di solitudine e debolezza. L’atmosfera che ne esce è un po’ malinconica, a volte robbiosa e grintosa, a cavallo tra romanticismo e semplicità espressiva.
La voce di Thalia Zedek è riconoscibile e caratteristica, a tratti roca e dura, a tratti melodiosa. Dimostra a tutti gli effetti la maturità della songwriter, ma allo stesso tempo ne tradisce il suo passato punk e trasgressivo e ne fa emergere la personalità carismatica e rockeggiante.
Apre il tono malinconico di “Walk Away”, uno dei pezzi più belli dell’album. A questo seguono poi momenti riflessivi e sofferti (“Winning Hand”, “Lucky One”), ballate melodiche (“Go Home”, “He Said”), suoni decisi e impetuosi (“Get Away”), brani più classici e cadenzati (“In This World”, “Straight and Strong”) o con riferimenti alla psichedelica e al jazz (“Want You To Know”).
Troviamo pianoforte e viola che s’intrecciano in numerosi brani e con l’accompagnamento di chitarra sostengono e valorizzano il vocalismo della Zedek. A questi si aggiungono distorsioni e riff di chitarra, batterie martellanti, evoluzioni di violino.