Scampato alla distruzione di Krypton, suo pianeta natale, un bambino cresce sulla Terra adottato da una coppia di agricoltori. Scoperti i suoi straordinari poteri e divenuto adulto si trova ad affrontare un vecchio nemico del suo padre biologico. Chi è questo essere? Il più famoso tra gli eroi dei fumetti:
Superman.
Questo “Man of steel” nasce dalla collaborazione tra 3 menti particolarmente diverse: Christopher Nolan, famoso autore dell’ultima trilogia dedicata a Batman, e i testosteronici Zack Snyder e David S. Goyer.
L”‘auspicio era di creare un nuovo filone in versione (post)moderna del supereroe più amato da tutti,ma il risultato è ben lontano da quanto progettato,il film infatti ha tantissimi difetti.
La sceneggiatura scritta dal solo Goyer ha diversi passaggi a vuoto e situazioni al limite dell”‘assurdità ,inoltre nel finale non fa nulla per mettere a freno la voglia del regista di distruggere qualsiasi cosa.
D’altronde la storia lavorativa dello sceneggiatore parla per lui;infatti non è mai riuscito a partorire testi particolarmente validi quando si è trovato a lavorare in solitaria o in assenza di supervisori/collaboratori che possano aiutare nello svolgimento.
Voi mi direte: e allora come la mettiamo con il cavaliere oscuro di Gotham city?
Ecco, a guardare attentamente questa saga si nota come sia un lavoro ideato e sviluppato dai Nolan bros; in “Batman begins” si sentiva la passione per la fragilità umana solita di Chris N. (dalla coppia Borden–Angier in “Prestige” al Leonard di “Memento” passando per Bill del primo lungometraggio “Following”, badate come i suoi personaggi siano sempre profondamente tormentati da qualcosa o qualcuno e,per questo, riescano ad entrare in empatia con lo spettatore)e nei seguiti l’inserimento di Jonathan N. ha dato ritmo e fluidità allo script.
A sostengo di questa tesi si veda lo straordinario “Dark city”, in cui soggettista e sceneggiatore principale era Alex Proyas, e una qualche puntata di “Da Vinci’s Demons” (o se preferite “Ghost rider” e “Jumper” sono altrettanto “validi”) in cui Goyer scrive ‘on his own’.
Ma tutta la colpa non deve andare al solo sceneggiatore, perchè Snyder ci mette del suo.
Questo Superman era stato presentato come una rilettura introspettiva e umanizzante, per cui necessaria era una regia critica che qui è completamente assente.
Negli ultimi 45 minuti assistiamo a una distruzione reiterata di ogni cosa in cui non vi è coscienza di quali siano i punti macchina adatti a riprendere la scena e i piani sequenza adottati sono, a dir poco,confusionari e privi di uno sguardo preciso.
Risulta inoltre privo di un estetica personale in quanto non si può certo dire che una fotografia insabbiata e desaturata attribuisca al film una qualche valenza in questo campo.
Zack però ha dimostrato in passato di avere un personale sguardo sul mondo; “Sucker punch” per quanto sconclusionato era visivamente apprezzabile,così come “300” e “Watchmen” seguivano un preciso iter artistico.
Le performance attoriali non corrono in aiuto alla pellicola; Crowe e Costner hanno poco spazio ma sembrano sempre molto piatti, Michael Shannon ha il portamento giusto ma per esprimersi al meglio ha evidentemente bisogno di un progetto,o un regista, in cui credere fortemente(emblematica in questo caso la sua collaborazione con Jeff Nichols in “Shotgun stories”/”Take shelter”/”Mud”),mentre Henry Cavill ha sì il ‘physique du role’ ma troppo spesso lo si trova sempre con la stessa espressione stampata in viso.
La colonna sonora firmata da Hans Zimmer e la cura del sonoro sono le cose più riuscite della pellicola.
Diciamo subito che la composizione generale non brilla certo per originalità , ma riesce nel complesso ad essere godibile per le maggior parte delle orecchie.
Essendo Man of steel un progetto a lungo termine(si parla di almeno una trilogia più il coinvolgimento nella Justice League, ovvero gli “Avengers” di DC comics) si sente anche l’esigenza di riportare ciò in partitura musicale,infatti la sensazione è che Zimmer abbia risparmiato davvero qualcosa per il futuro.
Non ci sono picchi particolarmente elevati come può essere “Time” in “Inception” (e qui parliamo di film singolo) o “Deshibasara” in “Il Cavaliere oscuro-il ritorno”,questa si il culmine di un percorso lungo 3 film.
La soundtrack nella sua totalità rispecchia chiaramente il nuovo superman,toni cupi accompagnati da tamburi potenti ed energetici,così il richiamo al cavaliere oscuro è inevitabile soprattutto durante l’ascolto di “Terraforming”.
Dove si trova invece una punta di personalità in più è in “Flight” e “What are yougoing to do whenyou are notsaving the world”,già usate nei trailer di lancio e che saranno probabilmente i temi musicali portanti anche per i seguiti.
“Goodbye my son” e “Launch” sono le tracce che più invece svolgono la funzione di sottolineare il ruolo di kal el in questo nuovo reboot ovvero come salvatore di noi umani peccatori(sì,il film è un pelino cristologico).
L’unione musicale di tutto quello scritto sopra si trova specialmente in un’unica traccia ovvero “If you love this people” molto dark all’inizio,decisamente energetica nel proseguo e con l’introduzione di cori sottili verso la fine.
Nel complesso un film poco godibile,molto lungo, di cui non si sentiva la necessità data la quasi saturazione ormai raggiunta dal genere cinecomics.