Un rinomato esploratore e il figlio quindicenne (con una troupe televisiva al seguito) devono affrontare una spedizione in Africa, nella giungla del Congo, per trovare tracce del Mokele Mbembe, una mitologica creatura che secondo molte testimonianze vive nella zona. L’elicottero su cui viaggiano però cade nella giungla e, armato di sole telecamere, il gruppo va incontro a una serie di inattesi incontri.
La zona è popolata da una colonia di dinosauri sopravvissuti all’estinzione di 65 milioni di anni prima e i reduci si ritrovano costretti a tentare di sopravvivere a una lunga sequenza di attacchi da parte delle bestie più feroci che abbiano mai messo piede sulla Terra.
Come testimonianza di ciò che avviene, resteranno solo i loro filmati.
Sid Bennett, affermato documentarista inglese, si mette alla prova in ambito cinematografico attraverso un found-footage/mockumentary, ma non riesce a scrivere e dirigere nulla che abbia davvero un impatto sullo spettatore.
La storia ruota tutta attorno a vari collage di altre opere, in cui si mischiano i tre “Jurassic Park” oltre a “Il mondo perduto” di Arthur Conan Doyle, ma quando non prende da essi si ritrova in mezzo a crateri, che a quanto pare non sono l’effetto di meteoriti per l’estinzione dei dinosauri, ma sono buchi causati da questa sceneggiatura approssimativa.
Metteteci pure che vi si chiede una sorta di patto narrativo per cui non si sa come e perchè questi lucertoloni siano ancora vivi da 65 milioni di anni, liberi da qualsiasi barriera naturale e artificiale, eppure immobili nella loro foresta, ci si accorge alla svelta di essere di fronte ad un prodotto che ha carenze di script e poca compattezza narrativa.
Il tutto è girato con la tecnica della camera a mano,(esattamente come “Blair witch project” al quale il lungometraggio si lega fin dal titolo originale, ovvero “The dinosaur project”) che seppure risulta più efficace e meglio giustificata che nella media dei film di genere, pare inadatta per rendere al meglio le situazioni.
Non è un caso che le scene migliori avvengano quando i personaggi sono fermi e mostrano alcuni scorci davvero suggestivi.
Gli effetti speciali sono notevoli per un film fatto con pochissimi soldi, i dinosauri sono dettagliati, non si trascurano nemmeno i loro movimenti e ciò che ne consegue (spesso la pecca della CGI a livello indipendente)
Le musiche sono praticamente inesistenti, questo per dare maggior realismo a un montaggio fatto apposta per essere trasmesso in diretta televisiva in quello che è il contesto filmico, ovvero mostrare al mondo estraneo ai fatti gli avvenimenti accaduti.
Il comparto sonoro invece è particolarmente curato ed efficace, con una buona gamma di versi che non sembrano pescati da altri film.
Nonostante le interessanti premesse che possono catturare un’ampia fetta di pubblico in cerca di prodotti validi dal lato dell’entertainment, “The lost dinosaur” non colpisce in alcun modo e tutto sommato non è più meritevole dell’altro recente dino-mockumentary “Area 407″(al quale vi rimando nel caso vi piaccia questo film) sia nelle intenzioni che nello svolgimento.
Il Trailer