Anche se generalmente ““ in giro se ne parla ““ la parola Glitch Pop è spesso sbeffeggiata, c’è che di sicuro che non è una bestemmia. Non ha preso quelle raffigurazioni o per meglio dire connotazioni negative come si vorrebbe far credere, basta immergersi fino a non respirare per un po’ nelle cinematiche ( è proprio il caso di dirlo) de “Il Piccolo Cinema di Beseno”, secondo touch espressivo di Luca Marino in arte Fucksia, per rendersi conto che dondolarsi a peso morto nell’amniotico è già di per sè magnifico se non addirittura basilare per ricrearsi una specifica particella d’anima da cui dipendere.
L’artista salernitano ci incanta e tramortisce con piccole cose, minuzie uditive ed (echo)esità che cortocircuitano delicatamente la breve estensione della tracklist, elettronica e grammatiche sintetiche notturne, avvolgenti, creano e sublimano un unico flusso ora languido ora a sinonimi placentari, il tutto per un esclusivo privilegio d’ascolto e per un obliquo soggetto audio-visivo ““ appunto ““ impresso tecnicamente sul muro del Castello di Beseno, visioni e soluzioni dreaming che girano nell’aria e negli occhi come una promessa d’amore: l’indietronica modula i chiaroscuri del lavoro, la minimalità impazza come del resto la grazia uniforme del tutto, una rarefatta sinfonia ambientale che Fucksia fa riaffiorare, scomparire e resuscitare con la carica sinuosa dell’impalpabile, estetica e sintonia che tornano a declinare una densa sensibilità sonora, tra ipnotismo e una arcaica magia di programmings.
E’ uno scambio alla pari, lui Fucksia ci da la sensazione, noi ci nuotiamo dentro come incapaci a non sorbirne le radiazioni gentili. Consigliatissimo per voli temporanei.
2. W.A.R.
3. How old was
4. Here I arm