La dottoressa Ryan Stone è alla sua prima missione nello spazio mentre il veterano Matt Kowalski è pronto al congedo finita la riparazione della stazione spaziale. Quando alcuni detriti di un satellite distrutto colpiscono la postazione di lavoro degli astronauti, Ryan e Matt restano gli unici sopravvissuti ma dovranno intraprendere una lunga e terrificante lotta per la sopravvivenza.

La differenza tra “Gravity” e il resto dei surival movie sta, in parte, in un solo elemento (e da quello che ne deriva),vale a dire lo spazio; nessuno aveva mai esplorato quest’ambiente come fa questo film, nessuno l’aveva reso così intensamente coprotagonista e messo in evidenza le sue particelle.
Alfonso Cuaron è la mente dietro tutto ciò.

Il regista non cerca una storia particolarmente innovativa ma ha il merito di aver capito come una vicenda già  utilizzata possa diventare incredibile se inserita in un contesto specifico e arricchita da estetica e temi personali.
Il cineasta messicano attraverso una regia altamente spettacolare, fatta da avvolgenti piani sequenza, particolari soggettive dei protagonisti e un’alternanza tra vastità  e spazi angusti, cerca di raccontare una storia di risorgimento in cui troviamo alcune ingenuità  di script ed eccessi di retorica, ma sono difetti che alla lunga vengono schiacciati dalla straordinaria potenza delle immagini.

I temi trattati sono quelli ricorrenti del cinema di Cuaron, ovvero una narrazione di forte stampo umanistico in cui inserire i tormenti interiori del protagonista e la rinascita sia dell’individuo che dell’intera specie (in questo senso affidare la pellicola a una donna, simbolo di fertilità  e vita, va a compiere un incastro perfetto con il finale).
Non mancano gli omaggi al genere e soprattutto a chi ha fatto dello spazio un luogo cinematografico per eccellenza; da “Alien”, citato sia nella didascalia iniziale sia nella figura di Sandra Bullock nuova Ripley, a “2001:odissea nello spazio”, con la dottoressa Stone che uscita dalla tuta spaziale si pone in posizione fetale esattamente come lo “Star Child” di Kubrick.
Tecnicamente il film è eccezionale, partendo da un montaggio che tiene il ritmo costantemente alto, passando per la fotografia di Lubezki e alcune scelte di sonoro(e assenza di esso) totalmente efficaci, finendo con un 3D utilizzato come si deve, che contribuisce a sfruttare una profondità  di campo fondamentale per dare senso di immersione nell’ambiente spaziale.

Gli effetti speciali poi sono degni dei più grandi studi di computer grafica, la terra è creata in un modo talmente suggestivo da sembrare il luogo più desiderabile dell’universo.
“Gravity” quindi si pone come un caposaldo della fantascienza moderna, in cui la CGI e il 3D hanno una funzione poetica più che commerciale e il piano sequenza è un occhio fluttuante in costante ricerca del sense of wonder.

Rating:

Regia: Alfonso Cuaròn
Produzione: Warner Bros, Esperanto Filmoj, Heyday Films
Sceneggiatura: Alfonso Cuaròn, Jonà s Cuaròn
Fotografia: Emmanuel Lubezki
Montaggio: Alfonso Cuaròn, Mark Sanger
Costumi: Jany Temime
Scenografie: Rosie Goodwin, Mark Scruton, Andy Nicholson
Colonna sonora: Steven Price
Con: Sandra Bullock, George Clooney, Ed Harris, Paul Sharma, Amy Warren
Durata: 90 min.









Il Trailer