Certi vizi vanno confessati, c’è poco da fare. Uno dei miei (tanti) vizi è Fifa. Ricordate la storiella di Nesta, ex difensore del Milan e della nazionale italiana, che si infortunò al pollice e al polso proprio a causa delle sfide alla Play Station con i compagni di squadra? Ecco, oltre a mettere a repentaglio tendini e articolazioni delle mani, un abuso di Fifa può essere foriero di altri rischi. Tra un match e l’altro, infatti, si è esposti a una serie di canzoni che diventano in breve tempo dei tormentoni che ci si ritrova a canticchiare mentre si lavano i piatti o sotto la doccia.
Che c’entrano i The Naked and Famous con Fifa? C’entrano, c’entrano. “Punching in a Dream”, uno dei singoli del loro album d’esordio (“Passive me, aggressive you” del 2010), faceva parte del soundtrack di Fifa12, potendosi così intrufolare indisturbata nelle sinapsi di milioni di videogiocatori dai pollici in fiamme e con i tendini tesi sino allo spasimo, che l’avrebbero poi canticchiata e fischiettata a oltranza (vedi il mio caso), raggiungendo così il mondo intero dalla marginale Nuova Zelanda (famosa per il rugby, ma di certo non per l’electrorock).
Come se non fosse bastato un passaggio su Fifa12, “Punching in a Dream” è entrata anche in una puntata della serie tv “The Vampire Diaries”. Se aggiungiamo poi il passaggio di “Young Bloods” (altro singolo estratto da “Passive me, aggressive you”) per serie tv di successo come “Skins”, “Gossip Girl” e “Chuck” e addirittura per uno spot della Canon, allora è facile capire come mai la fama di questa band si sia allargata oltre i confini della natia Nuova Zelanda.
Dopo tre anni, i The Naked and Famous tornano con “In Rolling Waves”. Il secondo album, si sa, è quello decisivo: o conferma un esordio folgorante (come quello dei neozelandesi) o arriva a demolire una carriera, relegando in una sorta di limbo musicale. I The Naked and Famous se la cavano abbastanza bene. Rispetto al primo album, in cui la matrice rock e quella elettronica erano più o meno equilibrate, in questo secondo lavoro l’impatto rock si riduce a favore di una ricerca su un suono sintetico più pop, che esca fuori da uno scantinato sporco e buio per cercare spazi più ampi e luminosi. I momenti migliori dell’album sono quelli in cui i The Naked and Famous non inseguono a tutti i costi la canzoncina da radio (o da videogioco o telefilm o spot tv, fate voi), ma sperimentano e allargano i confini del campo in cui hanno deciso di giocare. Intendiamoci, pezzi come “Hearts Like Ours” e “I Kill Giants”, con il ritornello luminoso e i coretti, fanno la loro onestissima figura, sono canzoni pop riuscitissime, ma non dicono nulla di nuovo. “A Stillness”, coraggioso pezzo d’apertura, è un bell’esempio di quello spostamento dei confini del campo da gioco di cui parlavo: per un minuto abbondante si regge solo su una chitarra acustica, sulla voce di Alisa Xayalith, poi arrivano una batteria potente e un synt poderoso, che hanno imparato la lezione di certi Chemical Brothers capaci di produrre un suono robusto e galattico, a sorreggere quella che altrimenti sarebbe una classica ballad chitarra e voce, trasformandola in una canzone che respira atmosfere siderali.
Sempre nel segno dell’innovazione rispetto al debutto, “To Move with Purpose” vira decisamente in direzione dancefloor, tesa e nervosa, in cui la voce di Alisa e quella del chitarrista Thom Powers si intrecciano su un tappeto di percussioni. Subito dopo questa traccia, in chiusura del disco abbiamo un’altra virata, questa volta in direzione intimista, con tanto di archi: anche qui le due voci che si rincorrono, questa volta però lo sfondo sonoro è più sinfonico; dopo una notte passata in un club, siamo pronti adesso a uscire e a tenerci per mano sotto un cielo in cui l’alba inizia a farsi strada.
In definitiva quest’album è un passo avanti rispetto a “Passive me, aggressive you”, è il tentativo di non ripetere pedissequamente la formula che ha garantito il successo di un debutto eccellente. C’è qualche passaggio a vuoto, qualche pezzo insipido che sembra troppo “confezionato” nel tentativo di azzeccare di nuovo la formula magica del singolo pigliatutto, ma è una piccola macchia su cui possiamo chiudere un occhio. Intanto li troveremo anche nel prossimo Fifa, e noi siamo pronti a canticchiare “Hearts Like Ours” sotto la doccia o a fischiettarla mentre laviamo i piatti, con buona pace dei tendini delle nostre mani.