Polly Scattergood non è un personaggio che spicca particolarmente nel panorama del pop sintetico. Non dotata di grande fascino nè tantomeno troppo audace, in continua indecisione tra sonorità di nicchia e commerciabili, non stupisce troppo insomma che il secondo album sia passato inosservato malgrado la pubblicazione di singoli, video promozionali, interviste e via dicendo. Non che il disco di debutto avesse sconvolto particolarmente pubblico e critica, ma era comunque riuscito a far parlare di sè grazie a una formula non infallibile ma interessante tra synth dal gusto 80s, retaggi brit-pop e spoken word. Niente di troppo eclatante, anzi, l’evidente spinta dei brani verso atmosfere oscure poco congeniali alle sonorità proposte e una certa, esagerata predisposizione alla drammaticità nella voce della Scattergood finivano per provocare indesiderati effetti trash all’ascolto dell’album, che riserva comunque un paio di momenti molto buoni (“Other Too Endless” su tutte).
Il ritorno di Polly è quindi affidato, all’inizio dell’anno, al primo singolo promozionale “Wanderlust”, buona prova synth-pop di scuola Goldfrapp, che si confermerà tra i brani più degni della nuova raccolta. Al secondo singolo estratto, la meno meritevole ma non terribile “Cocoon”, ballatona sintetica strappalacrime, si comincia a percepire ciò che verrà confermato all’ascolto del disco: “Arrows” viaggia su due binari, uno, più riuscito, è quello di un synth-pop molto più influenzato agli anni 80 di quanto fosse il vecchio catalogo della cantautrice inglese; l’altro, inevitabilmente, riprende le atmosfere più drammaticone e intimistiche care alla Scattergood, cadendo però questa volta un po’ meno nel patetico e nei piagnistei gratuiti a cui l’ascoltatore era stato abituato all’ascolto del debutto. Un’ottima evoluzione rispetto al primo disco quindi, per un album molto buono che non offre particolari novità sonore ma propone ottime melodie e brani scritti molto bene, seppur conditi da suoni non proprio sempre al passo coi tempi (“Disco Damaged Kid”, “Subsequently Lost”, non si capisce bene dove finisca il citazionismo e inizi la mancanza d’idee). Sarà interessante vedere la prossima mossa della musicista inglese, nella speranza che le molto buone capacità compositive si incrocino con un rinnovato interesse per sonorità inedite.
1. Cocoon
2. Falling
3. Machines
4. Disco Damaged Kid
5. Colours Colliding
6. Miss You
7. Subsequently Lost
8. Silver Lining
9. Wanderlust
10. I’ve Got a Heart