Cosa ne facciamo di tutti i dischi che ascoltiamo per una settimana e poi basta? Dove vanno a finire? Insieme alle anatre di Central Park, scompaiono per l’inverno (senza però tornare)? La prima volta che ho ascoltato “Nature Noir” dei Crystal Stilts ho pensato sul serio che al di là  del suo essere derivativo (ciao NYC, ciao Lou Reed, ci sono pure i Doors) ci fosse qualcosa; “Spirit in front of me” mi ha inseguito per giorni, a me quella canzone piaceva. Il resto del disco un po’ meno, ma riconoscevo i sintomi: cercato il disco, questo è rimasto sul lettore per giorni, era la cotta della settimana. Non il disco dell’anno, ma mi avrebbe fatto passare delle buone ore: non tutti i ragazzi sono gli amori della tua vita, fortunatamente.

“Nature Noir” è un disco con poco mistero, ma abbastanza fascino: non stanca, mette insieme delle canzone tutte mediamente buone, con le prime due ““ “Spirit in front of me” e “Star Crawl” ““ che restano impresse con la promessa che il tatuaggio non sia solo temporaneo. I riferimenti sono piuttosto evidenti: i Velvet Underground, i grandi gruppi rock della loro nostra vostra adolescenza, garage rock per chi non ha più garage, sixties, un po’ di new wave, qualcuno ha visto i Joy Division? Sono i poster da stanza di ragazzo dai gusti buoni, tutti nello stesso disco.
A un certo punto ho smesso di ascoltarli e basta, nessuna mancanza, nessuna tristezza nell’addio, solo un po’ di fastidio. Perchè sono una band quasi buona che fa dischi quasi buoni e che si possono quasi ricordare: quella via di mezzo in cui non puoi nè dire che farebbero meglio a darci un taglio, che quello che suonano lo suonano tutti e da troppo e anche basta così, nè puoi sinceramente sperare che prima o poi tirino fuori LP della tua generazione.

Quello che fanno lo fanno benino e con un’attitudine che si è formata scimmiottando quella delle grandi band con cui sono cresciuti (qua prevedo un sincero lutto per la dipartita di Lou Reed), ma che è diventata sempre più disinvolta, quasi possiamo credere ai loro sogni musicali, ma no, non prendiamoci in giro, questo è un disco che scadrà  con la fine dell’anno e basta. Il problema non è che certe cose siano già  sentite, perchè molto di quello che ascoltiamo è già  stato detto: le Savages stanno tra i dischi dell’anno e i Crystal Stilts non superano la settimana, però. Non è il primato, la scoperta, la novità  che cerchiamo, è il fatto che un disco si possa conficcare nella pelle, che possa sopravvivere da solo. Attaccatevi tutte le spillette che volete, vestitevi solo di nero, citate i vostri miti per nome con nonchalance, noi siamo già  a chilometri di distanza.

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Nature Noir
[ Sacred Bones – 2013]
Genere: garage rock, new wave
Rating:
1. Spirit in front of me
2. Star Crawl
3. Future Folklore
4. Sticks and Stones
5. Memory Room
6. Worlds gone Weird
7. Darken the Door
8. Nature Noir
9. Phases Forever