Se c’è una cosa che non piace ai Reptile Youth si tratta sicuramente della prevedibilità : se il percorso che aveva portato il duo danese all’esordio era stato principalmente caratterizzato dagli incendiari live-set, il primo disco smentiva l’irruenza sperimentata sul palco in favore di un sound più pacato e pop. Nonostante il buon successo di critica e pubblico i Reptile Youth cambiano nuovamente pelle: nulla di rivoluzionario, ma chi era rimasto deluso dalla svolta dell’esordio non potrà lamentarsi questa volta. Anticipato dal singolo “JJ” (che, nel testo, sfrutta brani di corrispondenza tra il cantante Mads Damsgaard Kristiansen e un giovane fan con problemi di tossicodipendenza) il nuovo “Rivers That Run For A Sea That Is Gone” inanella infatti un serie di brani potenzialmente devastanti: le tracce, tutte piuttosto lunghe (la durata non scende mai sotto i sei minuti), sono un mix di aggressività punk (un genere la cui fiamma, nei paesi scandinavi, non si è mai affievolita e che, complice il lavoro dello storico producer Jens Benz, arde viva anche nell’ora abbondante di questo disco) e ritmi reiterati e ballabili.
La qualità è mediamente alta e, per quanto le somiglianze si sprechino (dalle cavalcate post-rock dei Mogwai alle scansioni dance-rock dei Drive-By Argument, dal gusto confidenziale di una “Where You End I Begin” all’apocrifo Simple Minds di “All The Noise”), l’album scorre via piacevolmente; manca però quel guizzo capace di conquistare pienamente.
Se una notevole perizia tecnica e l’ottima grinta sono ingredienti ben distribuiti, è quasi completamente assente una sana dose di quella tensione capace di tenere l’ascoltatore concentrato e ipnotizzato. Un solo difetto dunque inficia l’ascolto di quello che altrimenti sarebbe stato un secondo lavoro davvero clamoroso.
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2. Colours
3. Rivers That Run For a Sea That Is Gone
4. Structures
5. Where You End I Begin
6. We’re All In Here
7. Two Heats
8. JJ
9. All Of The Noise
10. Diseased By Desire