Notturno, solitario, drammaticamente suadente e crepuscolare: questi alcuni degli aggettivi che meglio descrivono l’emozione che suscita l’ascolto del disco di Christopher Taylor in arte SOHN. Nuovo grande esordio in casa 4ad, mitica etichetta inglese, genitrice negli anni ottanta di un vero e proprio movimento musicale, fatto di un sound unico e riconoscibile, che tanto ha ispirato molte delle nuove generazioni di musicisti. Un debutto nel segno della tendenza contemporanea della label di Ivo Watts-Russell tesa a valorizzare nuove e alternative commistioni musicali. Siamo in territori dubstep con forti richiami ad una elettronica dark minimale, con sfumature sadcore, e forti rimandi e influenze post trip-hop e dowtempo.

Note sintetiche incastonate nell’indolente e quasi sofferta ugola del giovane Christopher che, dopo un successo fulmineo raggiunto con l’upload sul suo profilo Soundcloud del primo ep “The Wheel” un paio di anni fa, si è fatto notare anche grazie alle molteplici attività  di producer e remixer di vari giovani artisti come Banks, Kwabs, Lana del Rey e Rhye. Londinese di nascita, ma viennese di adozione, SOHN firma il suo primo vero contratto con la 4ad lo scorso anno iniziando cosi’ a lavorare massivamente alla sua prima opera compiuta: quel Tremors (4ad, 2014) pubblicato all’inizio di Aprile di quest’anno.

Taylor è un’animale solitario, vero outsider contemporaneo, schivo e malato di quella sensibilità  tipica di chi non riesce o non vuole mettere le proprie idee e le proprie emozioni in pausa, ne sottomettersi alla standardizzazione omologante e dilagante del pensiero. Ardito combattente contro forme ridondanti e una temporizzazione del vivere spinta ed irrefrenabile, Christopher si rifugia in un microcosmo intimo e personale, cadenzato da propri ritmi dilatati e rassicuranti che permettono alla sua mente di fluire lasciando segni tangibili in testi che trasudano vita vissuta, sofferenza elaborata, esistenza guadagnata. Non un nerd asociale, bensì un paladino anomico armato e corazzato che affronta il mondo e la vita in una prospettiva neo-nichilista o, meglio ancora, un nichilista romantico, attore unico del suo farsi nel mondo, artefice e responsabile di ogni azione senza mediazione alcuna di entità  esterne. Lento, attento ma anche riflessivo e poetico, un eremita post-moderno che abita la notte e l’oscurità  vivendola con lunghe passeggiate in solitudine, quando la frenesia del giorno sembra svanire e il silenzio fa da colonna sonora ai pensieri.

E’ su queste basi che SOHN costruisce le undici tracce che compongono “Tremors”, canzoni adagiate su synth minimali quasi ambient fortificate da bassi potenti ed espansi, loop vocali e ritmi dubstep, sbalzi electro e derive pop condite in salsa soul a generare cosi’ una policromia il cui denominatore resta lo slow-motion. Mille anime che si aggregano in un disco multiforme e variegato che cerca di rifuggire alla monotonia dando ampio spazio alla voce, usata essa stessa come strumento, incastonata in un ambiente freddo e sintetico, tipico delle macchine digitali, per riscaldarlo con calore e spessore tutto umano.

L’apertura del disco è affidata a “Tempest”, un vero e proprio mantra, dove la voce campionata di Taylor sembra invocare una promessa di riscatto da una condizione di smarrimento ma che l’incedere delle drum-machine, secche e cadenzate, la rendono quasi un canto propiziatorio. “The Wheel”, accompagnato da un video fatto di immagini di repertorio diretto da Devin Yuceil, Suze Olbrich & Nathaniel Rodriguez, è il primo pezzo composto da SOHN, tratto dal suo Ep omonimo: un mix di elettronica minimal e sperimentazioni vocali che riporta memoria dei primi lavori di Laurie Anderson. Artifice trascina tutto verso territori più electro pop di facile presa, ridando freschezza e leggerezza melodica ad un brano che resta dentro per molto, merito anche del video diretto da Thom Glunt enfatizzato da una fotografia monocroma e notturna e da un rallenty che dona alle immagini un’aura quasi poetica. “Bloodflows” si muove su territori IDM, colonna sonora del video omonimo girato dal giovane artista italiano Christian Pitschl. “Ransom Notes”, con la sua apertura epica, lascia spazio alle delicate e dolci note del piano sintetico di Paralysed mentre Fool è pura essenzialità  minimale fatta di synth che rubano la scena.

Le percussioni e l’organo rendono Veto una traccia quasi ridondante e barocca mentre “Lesson”, con le immagini del video di Olivier Groulx, riporta alla mente gli sperimentalismi post-triphop dei Portishead di “Third”. “Tremors”,tutta giocata sulla vibrante vena soul della voce di SOHN e con un crescendo di handclap e space synth, ci conduce alla fine di questo viaggio e chiude un disco d’esordio che è già  un must di questo 2014.

Tremors
[ 4AD – 2014]
Genere: Elettronic/Dubstep
Rating:
1. Tempest
2. The Wheel
3. Artifice
4. Bloodflows
5. Ransom Notes
6. Paralysed
7. Fool
8. Lights
9. Veto
10. Lessons
11. Tremors