Il focolare dei sogni è in fiamme, le chitarre pulsanti invitano ad abbandonarsi sotto le onde alchemiche di ”Lost In The Dream”, vera perla creativa di questa band al terzo album in carriera. ”Under The Pressure” è l’intro di un disco che si apprezza per il gusto di arrangiamenti fluidi ed essenziali, per il battito regolare trascritto attraverso atmosfere trascinanti tipiche di infinite lande americane provinciali che attendono ancora, poeti e cantanti, a riscoprirne il loro fedele valore.
Così è il suono, il songwriting e la voce di Adam Granduciel, portatore di quel rock radicale americano molto vicino alle personali divagazioni di Tom Petty, come dimostra il pezzo ”Red Eyes”. In ”Suffering” invece si può constatare tutta la purezza romantica di una ballata che sfuma in un contorno psichedelico appagante. Altro piccolo capolavoro è ”Disappearing” con le strutture danzanti ed eteree, movimenti strumentali che stringono l’occhio agli anni ’80; mentre l’omonima canzone da cui prende il nome il titolo del disco, presenta lo schema della canzone d’autore sullo stile Springsteen ancorato ad un folk molto moderno.
In generale il disco si muove attraverso queste dinamiche, un rock americano classico che si nutre di space-rock come ”The Haunting Idle” e ”In Reverse”, e nonostante le lunghe cavalcate di ogni traccia (la media è di sei minuti circa), sognare non costa fatica. Ed è questo il pregio dei War on Drugs, essere riusciti a trascrivere l’onirico con un sound accessibile e molto originale.