Il mio terzo giorno di festival è un po’ frammentato, per cui stavolta procedo a fiume, senza suddivisione per show.
Si inizia che meglio non potrebbe con i Kronos Quartet, protagonisti di uno show in teatro a dir poco sublime.
Dopodichè, ahimè, compio alcune scelte sanguinose come Jonathan Wilson (tutto sommato gradevole ma nulla più), Television (i quali riproponevano interamente il loro capolavoro classe 77, “Marquee Moon” – scappo al terzo pezzo) e Dum Dum Girls (power pop che di power mostra ben poco, tanto che scelgo di stendermi a terra e meditare).
Grazie a soli trenta minuti di Godspeed You!Black Emperor vengo rimesso al mondo (assisto a “Hope Drone”, pezzo composto apposta per fungere da apripista in sede live, e “Mladic”, che cresce avvolgendo gli astanti in un vortice di ruggine e chitarre roboanti per poi disgregarsi). Mi sposto quindi nella zona dei palchi Sony e Heineken: sul primo stanno terminando il loro set dei suggestivissimi e bravissimi Volcano Choir, mentre sul secondo fervono i preparativi per una delle grandi star della rassegna, Kendrick Lamar. Il quale non si risparmia e regala una delle più grandi performance del Primavera 2014, nonchè forse l’unico che possa definirsi un grande evento “mainstream” (e infatti la platea è oceanica). Lamar e i suoi sono talmente trascinanti che decido di perdermi i Cloud Nothings sul palco Vice. Non Blood Orange, però. Dev Haynes inizia ad ancheggiare a mezzanotte in punto, sul palco Pitchfork e termina una quarantina di minuti più tardi facendo ballare tutti in una melma di citazionismo anni 80-90, tra languidumi chill-funk, duetti e addirittura effusioni con la sua dolce metà Samantha Urbani (bella e brava ma vestita come una pantegana, diciamolo). Punto più alto quella che è una delle migliori tracce sull’ultimo ottimo “Cupid Deluxe”, cioè “Uncle Ace”, con Dev che imbraccia la chitarra e non smette di zompettare.
Mi fermo lì al Pitchfork deciso a guardarmi Ty Segall, ma non resisto più di due pezzi. Come il biondo comincia a schitarrare, vedo passarmi gente sulla testa (e io sono alle transenne eh), tizi che si catapultano avanti in condizioni quantomeno alterate e via dicendo. Quando rischio di perdere una scarpa rinculo nelle retrovie e quindi a casa.