Il bellunese Andrea Riva, in arte Mole, è ormai una presenza fissa di queste pagine: vi abbiam parlato di avventure soliste e ospitate, del suo gruppo reggae (occhio, perchè pure i Maci’s Mobile stanno tornando) e soprattutto della sua ultima creatura, questo MoonWalktet che esordiva nel 2011 con un debutto straordinario. Il funk è sempre stato un elemento assai importante di tutto il suo percorso, ma soltanto in questa sua ultima avventura è finalmente divenuto il cardine di un’esperienza musicale comunque variegata. Ed è proprio su questo tema, l’abbondanza di generi e suggestioni, che vorrei concentrarmi: perchè se è vero che dal funk si parte, in “Manuale per Funamboli” troppo spesso si finisce dalle parti di una patchanka tutta europea.
Non è neppure un problema di sovrabbondanza di spunti, ma l’impressione che alcuni spunti siano proprio fuori luogo: perchè se Mole e la sua banda danno il meglio nel funk (basterebbe “Mi Piaci Se Taci” per dimostrarlo) e riescono ad esprimersi ottimamente anche nelle derive western (“Voi Non Sapete Cos’è l’Amore”) e soprattutto nelle numerosi incursioni hard, i momenti balcanici e le incursioni nel liscio stonano fortemente.
Forse è una personale idiosincrasia (sì, lo è), ma questa inedita attenzione per le musiche tzigane pare rovinare il disegno complessivo dell’intera opera.
Un altro piccolo diffeto riguarda i testi, che troppo spesso si perdono in un citazionismo esagerato e vuoto.
Niente di imperdonabile, perchè di fronte ad un disco così ben suonato pare pure da stronzi mettersi a spaccare il capello, ma dai fuoriclasse del Mole MoonWalktet è legittimo aspettarsi sempre qualcosa di eccezionale.
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2. Mi piaci se taci
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4. Megadrive
5. Voi non sapete cos’è l’amore
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