Ci sono band che, vissute per la prima volta, sono in grado di regalarci una scarica di adrenalina, straordinaria nel senso letterale del termine, fuori cioè da tutto quello che siamo abituati a vedere e vivere. Ci sono concerti che sono un’esplosione, un fulmine. Ci sono concerti che non hanno bisogno di una strumentazione nè troppo ampia e nè troppo ambiziosa. Per tutto ciò e ancor di più ci sono i concerti dei Black Keys.

Il duo americano, cantante-chitarrista Dan Auerbach, batteria Patrick Carney, arriva con l’intento di salvare gli spettatori di tutto il mondo dalla monotonia, dalla confusione, dalla inammissibile noia. Lanciano un salvagente a chiunque voglia gettarsi in una filosofia di suoni a stelle e strisce soggiogati da un mood blues rock, distorto, prorompente ed elettrificato, che abbaglia e sorprende. Canzoni semplici e dirette sancite da riff scatenati. Su questo suono, questa band del blues, dalla cantina-studio di registrazione di Akron, Ohio, fino ai palcoscenici dei più importanti festival internazionali, è stata fautrice di un successo straordinario, divenendone di fatto la band più cool del momento. Nessuna bugia, niente falsità  e 13 000 spettatori, presenti e sorretti da un clima quasi autunnale dell’estate 2014 del Rock in Roma, possono testimoniare il mio incipit.

Le prime note del concerto, inchiodate su un energico ed implacabile riff di chitarra sottolineano il suono della serata: “Dead and Gone” irrompe e si dichiara, porgendo i suoi saluti al pubblico saltellante.
Non un concerto qualsiasi, dunque, ma uno show che suona carico ed eccitato, in perfetta sintonia con le attese del pubblico. Non c’è solo la traccia di apertura ad omaggiare “El Camino”, l’album sinora di loro maggiore successo commerciale ma il ritmo e la potenza del discone del 2011 proseguono dapprima con “Run right back” e poi con l’anthem “Gold on the ceiling”. Il tutto scandito dal battito delle mani, dai salti e dalle urla di gioia dei 13 000 di Capanelle.

“It’s Up To You” è invece la prima canzone eseguita dal nuovo album “Turn Blue”, le cui atmosfere psichedeliche si allineano con le immagini distorte proiettate nei maxischermi alle spalle della band. Continuano a suonarlo il loro blues, come un lungo studio a cui ogni volta si aggiungono nuove emozioni, nuove possibilità . “Money Maker”, nella quale lo stesso Dan Auerbach si inginocchia a terra per eseguire l’assolo di chitarra, è li a testimoniarcelo; eccellente preludio ai ritmi dilatati ed allentati quasi malinconici di “Bullet In The Rain” e “Turn Blue”. Il ritornello da stadio di “Howlin’ For You” assomiglia invece ad unico e grande boato tra il pubblico mentre “Nova Baby” , “Gotta Get Away”, dal retrogusto anni Sessanta, fin all’inconfondibile riff di basso della hit “Fever”, trascinano lo spettatore verso il finale scoppiettante. Tocca all’inarrestabile “Lonely Boy”, durante la quale è stato veramente impossibile rimanere fermi, mettere in luce il risultato esplosivo del concerto. Un torrente in piena, un’energia vorticosa, un imbuto del rock che inghiotte tutto. Pazzesca.
Il percorso si arresta con il lungo e velluato arpeggio di “Little Black Submarine” brano che chiude in bellezza questa serata di puro blues rock di mezza estate.

Setlist
Dead and Gone
Next Girl
Right Back
Same Old Thing
Gold on the Ceiling
It’s Up to You Now
Strange Times
Money Maker
Bullet in the Brain
Turn Blue
Howlin’ for You
Nova Baby
Gotta Get Away
She’s Long Gone
Tighten Up
Fever
Lonely Boy

–encore–
Little Black Submarines
I Got Mine

Photo: File creator: Y2kcrazyjoker4Original photographer: Jason Persse, CC BY 2.0, via Wikimedia Commons