La discografia di Mark Lanegan è quasi diventata un labirinto; non è facile ricordarsi di quanti e quali featuring il Nostro si sia “sporcato lemani” in parallelo ad una carriera solista che a fine agosto si arricchisce di questo Ep. Avvalendosi della ragione sociale di Mark Lanegan Band come già era accaduto per il buono ma non eccellente “Blues Funeral”, in sole cinque tracce riesce a mettere perfettamente a fuoco uno stile che parte concettualmente dal flok blues a tinte scure e si arricchisce di inserti sintetici che, giusto per avvalerci di un riferimento, lo approssimano a certe soluzioni tanto care all’ultimo Trent Reznor.
Difficile gridare al miracolo per un nuovo disco di Lanegan, probabilmente per la generosità con cui si concede alle pubblicazioni che ci ha fatto perdere quella bella sensazione di “fame” e di voglia di ascoltarlo che ci tenevano compagnia tra un disco e l’altro. D’altra parte non si può che rimanere soddisfatti da una manciata di brani che ci restituisce sensazioni calde e piacevoli, in cui la voce profonda si mette al servizio delle architetture sonore senza volerle soverchiare. Un equilibrio perfetto fortemente ricercato a partire dalla ragione sociale, che sembra voler mettere subito le cose in chiaro riaffermando la natura di band. Non è del tutto vero ma fingiamo che sia realmente così. Resta soprattutto un disco, un bel disco di Mark Lanegan, un ottimo modo per tenerci compagnia nei pomeriggi di fine estate prima della scorpacciata di dischi autunnale.
Credit Foto: Courtesy of Mark Lanegan