L’artista tuttofare, la polistrumentista americana Shara Worden, in arte My Brightest Diamond si presenta agli ascolti col nuovo “This is my hand”, disco in cui si specchia abbondantemente tanto da sembrare ringiovanita, specie dopo la partecipazione ““ attrice e autrice di brani musicali ““ al film “The River Of Fundament” di Matthew Barney, un disco e una donna che danno peso specifico alla suggestione ma ancor di più a quella strana quanto buona fusione stilistica che mischia pop classico e filamenti elettronici, una felice combine che piace e raccoglie ascolti significativi.

Quarto disco per un nuovo capitolo vitale dell’artista, dieci tracce assoggettate a soul, pop, anni Ottanta, electromove, leggermente spostato dal chambre pop cui l’abbiamo conosciuta precedentemente e molto in rapporto ravvicinato con una specie di sperimentazione, una nuova vita stilistica che si fa sempre più raffinata quanto inafferrabile; tra le dieci takes proposte si muovono molti assetti orchestrali, più in su una Bjork allunata “Before the words”, “Love killer”, “Resonance”, più in giù una Laurie Anderson sofisticata la titletrack, “Shape”, mentre al centro il ritmo pressurizzato di I am not the bad guy, fa da spartiacque ad un disco che tutto sommato passa sullo stereo per fermarsi molto più di una sola volta.

Vogliamo metterci un neo a discapito del tutto? Magari sì, un qualcosa di più “scuoti anima” ci starebbe eccome, ma accontentiamoci, va bene anche così.