Spesso salire il carro di una major significa “riconoscimento” artistico dopo per anni di gavetta, ma anche compromesso e fine della libertà di poter fare quello che si crede e aggrada, girare nell’underground è espressionismo libero e anarchico, ma certamente meno in luce, in poche parole il bastone e la carota del system che irretisce grandi band antagoniste oramai del passato prossimo e le premia denaturandole completamente dal loro spirito totale, facendone burattini da “esibire” come leoni anestetizzanti di un vecchio circus dismesso.
Questo succede per gli ex guitti della Bandabardò che con il nuovo disco per la multinazionale Warner, L’improbabile, resettano completamente la loro gloria saltimbanca e originale per un prodotto “silenziato” tredici tracce sottomesse che sì conservano quel folk cantautorale gipsy, quella patchanka giramondo che li ha sempre contraddistinti, ma di gran lunga dismessa, devitalizzata dall’energia primaria, un morso senza denti che guarda al presente tralasciando ““ o sfocando – i sogni di rivoluzione e di sfogo umano di ieri. Con Francesco Gazzè (sue le parole di “La selezione naturale”), G Max dei Flaminio Maphia nella corsetta di “Senza impegno” e la voce di rinforzo di Alessandra Contini in “E allora il cuore”, il disco scorre senza presa, qualcosa si irradia nella verve di “Italian expo” o nella ballata reggaeggiante “Buon anno ragazzi”, ma poi il resto è tutto un inno a quella leggerezza inconsistente che non avremmo mai immaginato venire da quel “botto di vita contro” chiamato per anni e anni Bandabardò.
E’ proprio vero, prima o poi anche piccoli Dei cadono e battono sonoramente il muso, speriamo che si rialzino.
2. Punti di vista
3. C’è sempre un buon motivo
4. Ca plane pour moi
5. Italian expo
6. E allora il cuore (con Alessandra Contini)
7. Ai miei tempi
8. La selezione naturale
9. Sbuccio
10. La vestizione
11. I briganti
12. Buon anno ragazzi
13. Andrà tutto bene