Le suggestioni cominciano già dal nome “Petali”, che però non bastano da sole per spiegare la bellezza venefica del disco, di queste macchie di colore elettrico e acustico delimitate da geometrie orchestrate, poetiche acidule attraversate da brividi, sussulti e i deliri migliori dell’oscurità . Il cantautore Gian Luca Mondo ““ qui al suo terzo lavoro discografico ““ fa percepire sin dal primo istante quell’aura dolcemente maledetta alla Giorgio Canali mitigata da blues, curvette mex, ferite sperimental noise, dodici tracce, dodici cadenze che suonano alternando stati di calma apparente a rumore, silenzi a fragori, quiete e schizzi ematici.
Liaison tra estro e espressionismo, gioco di prestigio di jack e retrospettive intime, lontane – il passo mariachi di “Crapshooter” o l’onda fluttuante di Istruzioni per lipe ““ amarezze, anime in contumacia e tutto l’anticonformismo vissuto che fuoriesce da una turbolenza domata e indomabile nel contempo, il midollo vivo di un disco di larsen e pensiero che scuote l’ascoltatore da principio alla fine; il crooneraggio bluesy di “Valentina blues (per Carr)”, la ballata che sprona visioni “Il punto del cinghiale (per Skip james)” e il mantra di pelle amperica che percuote “Labbra” sono solo una parte dei scenari sonici dove buttarsi a corpo morto, dove sopprimere ““ per un tot di minuti ““ la propria esistenza per farla rinascere in un qualcosa illuminato solo dal bagliore lunare.
Petali, corolle e odori per uno spessore sonoro pompante
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2. Crapshooter
3. Rivelazioni
4. Istruzioni per Lipe
5. Petali
6. Valentina blues (per Carr)
7. Nebbia fra gli scacchi
8. Lo sbocciare della magnolia
9. Dimenticare gli angeli
10. Il punto del cinghiale (per Skip James)
11. Labbra
12. Io, te, lei, lui