Sono due anni che si attendeva il nuovo e terzo album del cantautore americano Anthony D’Amato, ed eccolo qua, “The Shipwreck from the shore”, il seguito di una serie di progetti ““ diciamo anche ambiziosi ““ che il giovane artista del New Jersey centra di nuovo e che senza dubbio lo consacra tra le menti più creative della musica pop-folk d’oltre oceano.
Dieci brani di una semplicità disarmante, ballate e share radiofonici a catena Back back back che “bazzicano” planimetrie estetiche alla Bon Iver, Josh Ritter, un disco di una continuità compositiva e qualitativa che in tutta l’arte di D’Amato non ha mai cambiato rotta, arte bilanciata e “dialogante” che ha feeling con l’ascolto, in quanto fa percepire classe, tenerezza e quel piccolo tocco di purezza ““ tutta yankee ““ di decantare i sogni come materia di vita Calico, alone.
Anche una scelta stilistica che lo avvicina, lo allinea verso orizzonti mainstream pur senza rinunciare completamente ad una specie di “innocenza” imprevedibile dove convivono sprazzi di soul “Good and ready”, cavalcate su ronzini country “If it don’t work out”, “Middle ground”, un piccolo “emporio” di emotività che ha nella solitudine di “Ludlow” il picco più alto del lotto, il picco più profonde per il cuore.
Ascolto perfetto!