FKA sta per “formerly known as”, precedentemente conosciuto/a come. Questo prefisso, per twigs, è stato aggiunto dopo una disputa legale con un gruppo omonimo, ma aggiunge una dose di mistero. Tahliah Barnett precedentemente conosciuta come twigs sfugge a qualsiasi tentativo di definizione. Certo, si può cercare di accosatarla al trip-hop (Portishead, Massive Attack), o all’alternative R&B (The Weekend, How To Dress Well, Banks) o ai suoi sodali di etichetta, quella Young Turks che è diventata praticamente una garanzia (The xx). Ma l’identità di twigs è liquida, cangiante, mutevole. Basta dare uno sguardo all’artwork di “LP1” creato dall’artista Jesse Kanda: è un suo primo piano, ma trasfigurato dal rosso sulle guance e sulla fronte, dalla pelle così lucida da sembrare di una consistenza non umana, dai capelli che le disegnano un arabesco sulla fronte. E poi, soprattutto, quello che potrebbe essere un difetto – gli incisivi grossi, già ben evidenti sulla copertina di EP2 – è messo in primo piano, fa capolino senza vergogna incorniciato da labbra carnose e turgide. Nessuna scritta, solo il suo volto. Ecco, l’anima di “LP1” è già nella sua veste grafica: una sensualità e una sessualità del tutto nuovi per il panorama musicale contemporaneo, quasi minimalisti ma non per questo scarichi di energia o algidi, anzi. La sensualità e la sessualità che attraversano l’album d’esordio di twigs sono un fiume denso che scorre dentro ogni canzone, che si muove, ora lento ora impetuoso, traducendosi in ritmi franti, ticchettii, dissonanze, come un amplesso. Non ci sono le pause e i silenzi di un James Blake: twigs non è eterea, twigs è fatta di carne, anche quando i suoni sembrano lontanissimi dalla sfera umana (i beat metallici di “Pendulum”).
Se parliamo di sessualità , viene subito in mente tutto il mondo del pop al femminile, tipo Rihanna seduta a gambe larghe su un trono o Miley Cyrus che lecca qualsiasi cosa gli capiti a tiro. Ecco, FKA twigs dà una lezione alle reginette del pop: una donna può parlare di sesso senza essere banale e volgare e, soprattutto, senza trasformarsi in un oggetto che stimoli erezioni e salivazione incontrollata. Prendiamo il video di “Two Weeks”. La canzone è brutale: twigs si rivolge a un uomo che sta con un’altra ma è insoddisfatto e solo lei può placare that thirst, fino a dichiarare esplicitamente I can fuck you better than her. Con sette parole, twigs capovolge lo stereotipo del maschio alpha (caro sia a certo rap che al rock, senza distinzioni) che scopa la donna, relegata a un ruolo passivo. Senza troppi giri di parole, dritta al cuore della questione. Senza perifrasi o frasi ambigue, twigs sceglie la strada di un realismo brutale, che solo in apparenza può apparire volgare: basta ascoltare la musica su cui si adagiano quelle parole, quasi sofferente, in un crescendo di tensione (non solo sessuale) e pathos. Le cose vanno dette per come sono, per cui perchè una donna dovrebbe vergognarsi di un verso come questo my thighs are apart for when you’re ready to breathe in (sempre da “Two Weeks”)? Ecco, con una canzone così esplicita, ci si aspetterebbe un video altrettanto diretto, che rispetti i canoni delle popstar come le sopracitate Rihanna e Miley Cyrus, o l’ammiccante Katy Perry. Uno si aspetta un corpo che si struscia, lingue che leccano lecca lecca o martelli, sguardi ammiccanti, e invece twigs siede composta e muove solo le braccia. Sessualità e sensualità , ma non esibite, non sparate in faccia allo spettatore: entrambe nascono dal controllo e da movimenti lenti, così come nelle canzoni di “LP1”, fino a diventare a volte disturbanti, per ricordarci che il sesso è anche questo, una cosa che ti si appiccica ai neuroni e ti succhia le energie (fate attenzione alla voce estenuata in “Hours”, il cui ritornello, I can kiss you for hours, si ripete come un mantra che ti trascina in un gorgo di ossessione e lussuria).
Dazed l’ha messa in copertina con il titolone “Future Shock”, ma twigs è davvero il suono del futuro? Sarebbe sbagliato staccare la sua musica dal qui e ora per trasportarla in un futuro non meglio precisato. Non c’è una formula che riassuma la musica (e la personalità ) di twigs e forse per questo è più facile pensare che non sia di questo mondo, che non sia di questo tempo.
Le dieci tracce del disco d’esordio dell’ex video girl Tahliah Barnett (è stata ballerina nei video di Jessie J, Plan B, Ed Sheeran, Kylie Minogue) sono attraversate da un’energia e da una tensione costanti, in un’alchimia perfetta tra il calore dell’R&B e il freddo metallico dell’elettronica, tanto da risultare carnali e vive. FKA twigs non è il futuro, perchè quello non è tangibile, è sempre aspettativa di qualcosa, mentre “LP1” è un fremito che scuote il presente, è un corpo che pulsa qui e ora.