Se recentemente abbiam parlato di un duo, uomo e donna, che ha fatto la storia della musica (no, nessuna esagerazione), oggi ci troviamo a segnalare un altro duo, sempre inglese e sempre composto da entrambi i sessi: i Coves esordiscono con l’album “Soft Friday” prodotto dalla label indipendente Nettwerk e riscuotono immediatamente un buon successo presso il pubblico e la critica anglosassone (il New Musical Express si sbilancia con un 9 su 10).
Bisogna però ammettere che il loro pop-rock si distingue dalla miriade di gruppi simili (se i Kills sono un riferimento fin troppo ovvio, possiamo indietreggiare fino ai Velvet Underground nel definire le loro influenze) e, per quanto eccessiva, possiamo capire l’esaltazione dei media d’oltremanica: in “Soft Friday” s’incontrano clamorosamente due tradizioni musicali distanti, se da un lato ci muoviamo in territori dichiaratamente britannici (shoegaze, dark-wave…), è soprattutto l’inedito ingrediente americano (ma non sarebbe affatto esagerato parlare direttamente di “americana”, inteso come genere) a valorizzare il suono di John Ridgard e Beck Wood.
Immaginate un incrocio tra i My Bloody Valentine e i Calexico, aggiungete un cantato fascinoso e sensuale che tanto ricorda Nico ed avrete i Coves: “Soft Friday” è un esordio assai convincente, una piccola gemma psichedelica che si muove tra il grigiore delle terre d’Albione e gli assolati deserti statunitensi, il trait d’union da due diverse sensibilità lisergiche.