Aria da svagato/intellettuale, un nerd dalla poetica spessa, con le bretellone incrociate e che non sarà mai un sex-symbol, ma Andrea Arnoldi, cantautore bergamasco qui col nuovo disco Le cose vanno usate le persone vanno amate, è molto di più, un giocoliere di parole, concetti e metafisiche a go go che riempie le sue canzoni emotivo/esistenziali con una strana felicità interiore, quasi come volesse guardar dentro alle cose non potendo ““ o volendo ““ guardare lontano.
“Istigato da letture di Pessoa, Chlebnikov, Deleuze“, accompagnato dalla sua band Il Peso Delle cose, l’artista lombardo lungo queste undici tracce, decantazioni, forme squadrate e futuri in un passato presente da un senso di “spaesamento letterario alla Marcovaldo” una leggerezza apparente che si muove lenta per poi spalancare le sue verità senza mai fare rumore, refoli di fiati,violini, gingilli, chitarrine e percussioni nell’accompagnamento espressivo fino ad arrotolarsi in melodie dal passo felpato, sornione e di acuto doppio senso, un disco di quelli che invece di scegliere la via del “tutto fuori e subito”, preferisce ““ è questa è proprio arte sopraffina ““ mantenersi sottotraccia come un incunabolo di strampalata serietà .
Un lavoro dotato di gran tiro questo di Arnoldi, un tutto che ha le potenzialità per funzionare bene anche in ambito alto, e poi cose sonanti come L’ortica, Cosmogonia, Ringiovanimento e la finale Decalogo ti mettono in cinta ““ con profondità – la fantasia più feconda. Imperdibile!