A leggere le parole del comunicato stampa, “Idiot Lane” potrebbe essere un disco del 1994, un album postumo anche se in realtà è stato scritto venti anni dopo. Postumo perchè, subito dopo averlo dato alle stampe, gli Unhappy, band nata a Napoli appena nella primavera del 2013, hanno deciso di non essere più una band. Un esordio tributo che guarda al passato nella forma e nella sostanza, un disco che rinnega il futuro su tutti i livelli. La materia che si dipana nelle nove tracce in scaletta è urgenza espressiva, istinto e discreto anelito melodico pur ritrovandosi tra soluzioni sghembe di quello che un tempo aveva ragione di essere definito “indie rock”.
Non è la prima volta che intercettiamo certi richiami a gran voce ad un periodo storico della musica che oggi può appartenere a quel revisionismo “retromane” di cui si legge tanto, ma altre volte siamo stati meno colpiti dalla riuscita globale dei singoli pezzi. Un po’ Pavement, un po’ (meno) Superchunk, quella degli Unhappy è una formula che vince e convince. Sembra di vivere in una bolla temporale con un pizzico nostalgica; la stessa natura postuma di questo esordio è un piccolo ma generoso contributo alla malinconia di chi già da parecchio a superato i trenta ed ha vissuto certi ascolti in altre epoche, forse più ingenue ed inconsapevolmente felici.