La Sardegna come ultima frontiera, natura incontaminata e bassa densità abitativa: questo suggerisce il nuovo lavoro dei Takoma, band isolana che dopo l’esordio datato 2013 e varie traversie trova la sua definitiva dimensione di duo con Michele Sarti di fianco al fondatore Stefano Podda.
I riferimenti sono fin troppo ovvi: occhi rivolti al folk americano più acustico, polveroso e volutamente datato, per un sound che si sviluppa soprattutto nel continuo dialogare tra chitarra e voce.
Nella mezz’ora di durata di questo “Kerosene Belts” si alternano momenti più docili a ritmi incalzanti e caracollanti (“The Broken Drum”, “Once Upon a Twice”), malinconie dylaniane (“I Will Cope”) e melodie di grande presa; si evita il gusto sudista e morboso di King Dude, ma si guarda con grande attenzione e stima verso i Wilco (come già fecero, prima dei Takoma, un altro progetto italiano: i friulani Busy Family, mosca bianca del catalogo ReddArmy), uno tra i più evidenti numi tutelari del progetto.
Al traguardo del secondo album i sardi Takoma sanno imporsi nel loro genere come una realtà con tanto da dire: “Kerosene Belts” è insieme un disco delicato e incisivo, ma forte è l’impressione che la vera dimensione del duo sia live.