Nonostante non possa vantare il seguito di alcuni colleghi, Colossius (Andrea Bracali) è un vero culto per gli amanti dell’elettronica più beat oriented: fiorentino, come i colleghi Digi G’Alessio (insieme al quale condivide vari progetti, tra cui spicca quel Braille Funk che vede Marco Acquiviva, UXO o HDADD, fondatore della Queenspectra, label che distribuisce “Tribal Pursuit”, completare la line-up) e Manuele Atzeni, Colossius può vantare un buon numero di ep, senza contare la precedente esperienza nel duo Ether.
Soltanto da qualche anno invece è cominciata la collaborazione con l’etichetta di Marco Acquaviva: il misterioso “(((.)))” nel 2015 e adesso “Tribal Pursuit”, titolo scherzoso per un lavoro senza featuring e dal minutaggio ben più corposo.
L’opera è un contraltare dannatamente psichedelico di quell’invasamento world che coinvolge l’elettronica non solo italiana (Clap! Clap!, Popoulus, l’imminente esordio di DJ Khalab, ma anche Romare, Falty DL e Olga Bell): Colossius spinge l’acceleratore su bassoni travolgenti e architetture jazz, bollenti cavalcate desertiche e ispirati spunti library, trip mediorientali e minimalismo dub. Il risultato è un disco che scorre via affascinante, senza lasciare appoggi all’ascoltatore: l’unico rimedio per sfuggire a questa sensazione di disorientamento è ripetere l’esperienza, abbandonandosi alla falsa familiarità di un magma sonoro che sa rivelarsi sempre nuovo.