Tremate tremate gli Unknown Mortal Orchestra son tornati con il disco numero quattro, grazie alla “solita” Jagjaguwar. Prendete il casco e trovate le chiavi dell’ astronave psichedelica perchè il folletto neozelandese Ruban Nielson, ormai saldamente trapiantato in America, ne ha combinata un’altra delle sue. Parola d’ordine: non ripetere quanto fatto in passato o almeno provarci. Mica semplice, visto che gli Unknown Mortal Orchestra hanno attraversato un po’ tutto l’universo psych versione elettrica, acustica e remix. Ce la faranno, i nostri eroi?
Ruban Nielson cerca di trovare la formula giusta mischiando un po’ le carte, da buon appassionato di musica quale è sempre stato. E in “Multi Love” decide di parlare dell’amore moderno, a più facce. “A hard- edged, cynical and sharp kind of love” giusto per citare il Nielson ““ pensiero. In pratica i casini, le frustrazioni, le sorprese, il dramma continuo dello stare insieme. Raccontati con qualche lacrimuccia di troppo ma senza censure. “She don’t want to be a man or a woman she wants to be your love” dice Nielson nella title track e qualche attimo dopo: “Multi love got me on my knee we were one then become three”. Della serie: chi l’ha detto che a letto due è il numero perfetto? A volte sperimentare conviene. Musicalmente però Ruban preferisce andare sul sicuro tra echi di Flaming Lips (“Like Acid Rain”), chitarre acide (“Ur Life One Night”), gioiellini psichedelici che non avrebbero sfigurato in un disco di Connan Mockasin (“Can’t Keep Checking My Phone”, “Stage Or Screen”).
Se c’è una canzone che rappresenta al meglio l’anima di “Multi Love” però è la conclusiva “Puzzles”, che mette insieme con nonchalance chitarre acustiche e elettriche in quel crescendo pazzoide che è un po’ il marchio di fabbrica degli UMO, con Nielson che fa il Mark Bolan e nel ritornello afferma: “I don’t want to solve your puzzles anymore” come un bambino incavolato al parco giochi che se ne va portandosi via il pallone. Peccato per le due ballate (“Extreme Wealth and Casual Cruelty” e “The World Is Crowded”) eleganti e ben fatte per carità , ma un po’ riempitive.
“Multi Love” comunque è e resta un album ottimista e danzereccio, che si allontana sia dalla malinconia espressa dagli UMO nell’intenso “II” sia dagli esperimenti acustici di “Blue Record”. Somiglia a “Unknown Mortal Orchestra”, primo disco ideato da Nielson al computer in non così splendida solitudine. Gli arrangiamenti però sono più curati, complessi, anche grazie alla rinnovata passione di Nielson per tastiere e sintetizzatori (che in “Necessary Evil ” si sentono forte e chiaro). Segno evidente che gli UMO hanno imparato tanto in questi anni di carriera. Un album non straordinario ma godibile e divertente, che conferma che Ruban Nielson e soci hanno ancora qualcosa da dire.